mercoledì 4 aprile 2012

I predoni del Mali


Nelle ultime settimane lo stato di salute del Mali si è aggravato in maniera preoccupante. L'offensiva dei Tuareg nel nord del paese ha guadagnato infatti parecchio terreno, riuscendo a strappare al controllo governativo le importantissime città di Gao, Kidal e la leggendaria Timbuktu che, escludendo una manciata di località ancora sotto assedio, conferiscono ai ribelli il pieno controllo di quello che dovrebbe essere il nuovo stato dell'Azawad. Questo è l'obiettivo principale del Movimento per la liberazione dell'Azawad, formato per la maggior parte da ex-soldati della Libia di Gheddafi che hanno fatto tesoro della loro esperienza e dell'arsenale che si sono portati dietro per lanciare un'operazione sorprendentemente rapida (appena tre mesi) ed efficace.
Nonostante la portata delle recenti conquiste non v'è stata alcuna dichiarazione d'indipendenza, neanche dopo che il potere nella capitale Bamako è collassato per il rovesciamento del Presidente Touré da parte di alcuni militari che lo consideravano inadatto ad affrontare la crescente emergenza. Ora il capo della giunta militare salita al potere, Amadou Sanogo, si è affrettato a rassicurare che il paese tornerà in tempi brevi alla legalità costituzionale sempre che, così ha lasciato intendere, la comunità internazionale accolga la sua richiesta di una forza di pace in soccorso alle truppe maliane contro i rivoltosi delle province settentrionali.
Sfortunatamente per lui gli interlocutori disponibili non sembrano particolarmente entusiasti di tendere la mano: da una parte l'Occidente mostra irritazione per un colpo di stato militare giudicato illegittimo, mentre la Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale ci è andata molto più pesante imponendo al Mali un embargo totale e minacciando persino un intervento diretto per restaurare l'ordine politico. Davvero incoraggiante, non c'è che dire, il che rende il futuro di ciò che resta del Mali e di una regione che nella povertà e il disordine può essere terreno fertile per gli islamisti (si veda il caso dei Boko Haram nigeriani) precario quanto il deserto che avanza...



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