domenica 24 giugno 2012

Il topolino di Rio


Ci sono voluti vent'anni per organizzare una nuova conferenza Onu sullo sviluppo sostenibile, un po' troppo considerando che durante questo intervallo sono seguiti vari meeting dalla partecipazione più o meno ristretta e dagli accordi scarsamente efficaci. Comunque oggi come allora l'incontro si è tenuto a Rio de Janeiro, città simbolo di un Brasile che è anche il secondo produttore mondiale di una possibile e al contempo discussa alternativa ai combustibili fossili, ossia il bioetanolo.
L'argomento in discussione resta però il Rio+20, che al momento della chiusura registra un risultato non molto diverso dai suoi predecessori. Ai buoni intenti, soprattutto la volontà di far decollare la green economy con Germania e Giappone in testa, fa da contraltare l'assenza di una strategia globale che aiuti i paesi emergenti a fare proprio lo sviluppo sostenibile senza doverne per forza soffocare la crescita.
Di chi sarà la colpa? Della scarsa volontà politica di partecipanti che tra crisi, elezioni e venti di guerra hanno ben altro a cui pensare oppure delle multinazionali, le quali che continuino ad inquinare o che trovino nel green business un modo come un altro di penetrare i mercati locali alla fine vincono sempre?


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