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lunedì 11 giugno 2012
Lassù sulle montagne del Caucaso
Il Caucaso, terra di montagne e caleidoscopio di culture, che purtroppo il più delle volte non sono mai riuscite ad avvicinarsi e per questo, una volta liberati dai freni del gigante sovietico, hanno dato il via a numerosi conflitti: di tipo asimmetrico come il terrorismo ceceno degli anni novanta o più convenzionali come la guerra tra Russia e Georgia di appena quattro anni fa. E data la prossimità dell'area con il turbolento Medio Oriente ogni sommovimento di questo corridoio montuoso fa subito drizzare le orecchie delle grandi potenze.
A mettere più ansia per il momento è l'Azerbaijan, un Paese ricco di idrocarburi e alleato chiave dell'Occidente e d'Israele contro l'Iran, verso il quale muove rivendicazioni di carattere etnico-territoriale e controversie (anche con la Russia) per lo sfruttamento delle risorse nel mar Caspio. Una rendita quella diplomatica ed energetica che ha portato Baku sulla strada di una crescente e preoccupante militarizzazione. Non solo contro gli iraniani, perché il nemico principale restano quegli armeni che appoggiarono con le armi la secessione del Nagorno Karabakh. Da allora sono passati quasi vent'anni, ma essendo i due paesi tecnicamente ancora in guerra le loro truppe in zona non mancano di spararsi ogni tanto, com'è successo pochi giorni fa in un villaggio lungo il confine conteso, dove hanno perso la vita cinque soldati azeri e tre armeni.
C'è poi l'altro incomodo: la Georgia. Dopo l'umiliante sconfitta della guerra contro la Russia e la perdita dell'Ossezia del Sud e dell'Abkhazia, la promettente Tblisi che sarebbe dovuta entrare presto nella Nato e nell'Unione Europea sembra essersi ripiegata su se stessa. L'economia ristagna ed è fortemente dipendente dagli aiuti internazionali, mentre in politica di fatto esiste solo la fazione del Presidente Saakashvili, che i partiti d'opposizione non hanno mai voluto legittimare con la presenza in un Parlamento secondo loro (e anche dell'OCSE) eletto illegalmente. La normalità potrebbe tornare nel prossimo voto di ottobre, sempre che il governo non insista ad andare contro la candidatura del leader dell'opposizione Ivanishvili. Questo popolare miliardario, la cui ascesa politica è stata paragonata a quella di Silvio Berlusconi, avrebbe una cittadinanza sia georgiana che russa, a cui se ne aggiungerebbe una terza francese che secondo una legge introdotta proprio dall'attuale Presidente lo priverebbe di quella nativa, escludendolo così dalla competizione elettorale. Per fortuna il parlamento, forse spaventato dal prevedibile malcontento, ha approvato una legge che consente anche ai cittadini Ue di essere deputati e la sfida potrà dunque cominciare.
Una curiosità: poco prima dell'apertura degli europei di Polonia-Ucraina, la Georgia che l'Azerbaijan hanno deciso di unire le forze per candidarsi all'edizione del 2020. Chissà che posto sarà il Caucaso per quel giorno...
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