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sabato 15 settembre 2012
La centrifuga iberica
Per dei lunghi mesi il premier spagnolo Mariano Rajoy ha provato in tutti i modi ad evitare il salvataggio della Spagna. L'importante era che l'opinione pubblica percepisse che Madrid non sarebbe finita sotto tutela della troika Ue-Bce-Fmi, seguendo quindi il destino piuttosto deprimente dei fratelli minori greci o portoghesi.
Con lo spread che saliva di giorno in giorno neanche dovesse andare di pari passo con le torride temperature dell'estate tuttavia anche la più orgogliosa delle cicale è dovuta scendere a patti con le nordiche formiche. Il discorso di Mario Draghi avrà sicuramente indorato una pillola che nel caso di Atene è stata talvolta somministrata con gratuita cattiveria, ma per avere i soldi bisognerà comunque rispettare determinate condizioni, che la popolazione ha già associato all'arrivo di nuove misure d'austerità.
A peggiorare le cose ci si mettono le comunità autonome, le quali fiutando l'aria che tira hanno espresso un'insofferenza come mai prima d'ora. Il caso dei Paesi Baschi è noto a tutti, ma a far parlare di sé ultimamente è la Catalogna con l'ultima "Diada de Catalunya" (11 settembre), una manifestazione intrisa di forte orgoglio nazionalista che ricorda la caduta di Barcellona in mano alle truppe reali borboniche nella guerra di successione spagnola (1700-1714). Di solito questa celebrazione raccoglieva qualche decina di migliaia di persone, mentre quest'anno ha registrato l'incredibile cifra di un milione di partecipanti. Nulla di così sorprendente se un recente sondaggio ha rivelato che i catalani sarebbero per la maggior parte favorevoli ad un divorzio dagli spagnoli, o castigliani a seconda dei punti di vista.
L'integrità del regno non è minacciata soltanto dalle paure della gente, ma anche da quelle di un mondo politico che grazie alle casse di risparmio locali ha saputo costruire una rete di potere ben radicata. Peccato solo che queste reti si siano spesso dimostrate amministratori incompetenti (la Catalogna ad esempio a dispetto della sua grande ricchezza è sull'orlo della bancarotta), contribuendo ad aggravare la crisi in tutto il paese. E adesso che l'Europa chiede alla Spagna riforme strutturali in cambio di aiuti per la sua dissestata economia, il governo di Rajoy si troverà costretto a intervenire anche su questi potentati che hanno messo da parte le loro pulsioni secessioniste proprio in virtù della non-ingerenza. Riuscirà la nave spagnola a uscire dalla bufera senza finire a pezzi? Il braccio di ferro è appena cominciato.
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