Aveva le lacrime agli occhi e la voce strozzata dal peso della brutalità che si era appena consumata nella scuola Sandy Hook di Newtown, nel Connecticut. Barack Obama aveva promesso di fare tutti gli sforzi possibili per mettere fine allla vendita incontrollata delle armi. Troppe le stragi negli ultimi tempi per le quali non bastava puntare il dito ad uno stato di crisi economica che ha scoperto molti nervi, ma intervenire su di un lassismo colpevole di aver armato mani capaci di massacrare venti bambini di una scuola com'è successo a Newtown. Ma alle promesse fatte nell'enfasi del dolore sono poi davvero seguiti i fatti?
Un mese dopo il massacro della Sandy Hook, Obama ha indetto una conferenza stampa dove ha firmato una ventina di decreti esecutivi miranti a restringere severamente il commercio delle armi. Tra le misure previste ci sarebbe il divieto di vendita per le armi da guerra negli scaffali dei negozi e delle munizioni superiori a dieci cartucce o in grado di perforare i giubbotti antiproiettile della polizia. Inoltre dovrebbero essere schedati i soggetti considerati problematici e destinate maggiori risorse alla sicurezza degli istituti scolastici.
Ovviamente non è un caso che abbia usato il condizionale nel descrivere queste novità, perché gli ordini firmati da Obama non sono una riforma vera e propria, ma piuttosto delle indicazioni su come interpretare le leggi tuttora esistenti sulla vendita. Per diventare vincolante a livello federale invece bisognerà superare il Congresso, che a dispetto del sostegno popolare alla volontà presidenziale non potrebbe essere altrettanto benevolo.
Intanto la maggioranza è ancora saldamente repubblicana, che sono tendenzialmente contrari a imporre restrizioni sul tema, e lo resterà per altri due anni. Come se non bastasse ci sono persino dei democratici che potrebbero opporsi alle misure essendo vicini all'onnipotente lobby del National Rifle Association (NRA), la quale è già partita al contrattacco assieme a quelli Stati più conservatori come il Texas o il Montana che si appellano al secondo emendamento.
La legge insomma ha scarse possibilità di andare al di là delle buone intenzioni, a meno che il presidente non forzi le cose correndo il pericolo d'inimicarsi una Camera che potrebbe fargliela pagare al momento di affrontare nuovamente la questione del tetto del debito. Oppure Obama potrebbe aspettare le prossime elezioni di mid-term (che si terranno alla fine del 2014) nella speranza di ottenere un equilibrio più favorevole, sempre che il problema nel frattempo non finisca dimenticato nel cassetto come tanti altri e non faccia pagare un costo troppo alto per l'attesa...
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