Spettacolare, diverso e cromaticamente accecante, è Oblivion il nuovo film di Joseph Kosinski e interpretato da Tom Cruise.
In un futuro post apocalisse Jack Harper, un tecnico di stanza sulla Terra che ormai è del tutto abbandonata in quanto contaminata dalle radiazioni e stravolta dalla distruzione della Luna, risiede in una tecnologica casa posta a grandissima altezza dal suolo insieme alla sua partner Victoria. Il loro compito consiste nel garantire l'integrità delle Idro-Trivelle, giganteschi macchinari che risucchiano l'acqua degli oceani per creare nuova energia...la promessa? Di partire quanto prima per Titano, il nuovo paradiso dell'umanità...
Il film di Kosinski è la rappresentazione contemporanea della teoria secondo la quale saremmo noi le macchine biologiche che infestano il pianeta.
La nostra capacità di superare la logica e di adattarci sono le vere armi aliene che sembrano essere uniche nell'universo. Ma in che cosa siamo superiori ad un congegno assassino arrivato per distruggerci? Nella capacità di amare, di sacrificarci. L'arma in più? La volontà. Tutto questo è espresso con sobrietà, quasi di stampo Kubrickiano, da parte del regista.
Il libero arbitrio così come noi oggi lo definiamo e che ci lega a una qualunque forma di divinità è qui traslato nel meccanismo, nel circolare, nel clone. Un clone programmato, una macchina che tratta gli uomini come altre macchine, definendone i pensieri e gli orizzonti. Delineandone addirittura le speranze e i sogni gli fornirà l'illusione di Titano, la terra promessa. Sally infatti, un entità meccanica senziente a forma tetraedrica non dà spiegazioni sulla sua venuta nel sistema solare, si autoproclama un Dio avendo restituito la vita a Jack.
Insomma nell'universo di Oblivion le macchine-divinità soppiantano l'uomo e il suo antropocentrismo, l'uomo non è più un'espressione immanente dello spirito che è alla base dell'Universo ma una pedina nelle mani del misterioso Tet. L'umanità si trasformerà in un congegno meccanico di origine aliena, allegoria della freddezza da noi espressa nel XXI secolo.
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