venerdì 31 maggio 2013

El Salvador - Il dramma di Beatriz contro l'America antiabortista

La giovane Beatriz aveva scritto persino al presidente di El Salvador Mauricio Funes per dimostrare che l'aborto che chiedeva per sé non era affatto un capriccio.
"Io voglio vivere" gridava nel pieno della disperazione questa ragazza di ventidue anni, già madre di un bambino di un anno e alle prese con una lotta nella quale tutto sembrava remarle contro.






Beatriz (si tratta in realtà di uno pseudonimo) infatti è affetta da una gravissima malattia autoimmune conosciuta come Lupus, che colpisce soprattutto le donne e causa danni a vari organi e tessuti, compreso il sistema nervoso. Una condizione che la sua gravidanza di ventisei settimane rischiava di aggravare in modo fatale. E come se non bastasse il lupus aveva compromesso la salute del feto che portava in grembo, al quale era stata diagnosticata una malformazione al cervello detta anencefalia che rendeva la testa del nascituro praticamente priva di cervello e cranio, rendendo quasi certa la sua morte prima o dopo il parto. 
Eppure nonostante questa tragica concatenazione di fattori nel Paese è vietato abortire in ogni caso, anche quando la salute della madre è in serio pericolo. Beatriz le aveva tentate tutte per farsi ascoltare, raccogliendo il sostegno del mondo civile e di un gruppo di avvocati che aveva portato la questione dinanzi alla Corte Costituzionale. Il lieto fine tuttavia aveva subito una forte battuta d'arresto con una sentenza dei giudici tanto precisa e veloce quanto fredda ed insensibile: "I diritti di una madre non possono avere la precedenza su quelli del bambino non ancora nato, e viceversa". 
Alla fine per fortuna grazie all'intervento del ministro della Giustizia, Maria Isabel Rodriguez, la ragazza potrà salvarsi grazie ad un 'cavillo medico', ossia un cesareo che tecnicamente non costituisce un aborto ma vuole piuttosto simulare un parto che consentirà almeno a Beatriz (per il feto non ci sarebbe in ogni caso nulla da fare) di aver salva la vita.
Nell'America Latina - che specie in quella centrale non brilla in termini di rispetto delle donne - a parte Cuba, l'Uruguay, la Guyana e Città del Messico (ma non il resto del Messico) sono ancora parecchi gli Stati che come El Salvador hanno una legislazione sull'aborto molto restrittiva. In Cile, Nicaragua, Haiti, Repubblica Dominicana e Suriname ad esempio esso è vietato nella maniera più assoluta, mentre in Venezuela, Perù, Paraguay non lo si può richiedere in caso di stupro. 

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