Ancora una volta e casualmente a pochi mesi dalle elezioni federali di settembre riesplode la contrapposizione tra rigoristi e quelli che spingono per una soluzione più flessibile, keynesiana alla lunga crisi dell'euro. Ora il bersaglio di quelli che vorrebbero liberare la Germania dalle ansie di finire risucchiata nel vortice dei creditori insolventi è proprio il programma Omt di Draghi che secondo esperti come Weidmann mantengono comportamenti non virtuosi al prezzo (beninteso dei contribuenti tedeschi) di spostare solo leggermente più in là una catastrofe che il mercato "disciplinatore" gli avrebbe già inflitto da un pezzo.
Eppure anche così i tedeschi rischierebbero comunque di essere trascinati giù dal fallimento di una parte del mercato su cui hanno comunque costruito la loro attuale ricchezza. Forse anche per questo la cancelliera Merkel, il ministro dell'economia Schaeuble e Jeorg Asmussen, membro del direttivo della Bce si sono affrettati a difendere le ragioni di Draghi (anch'egli comparso in un'intervista alla Zdf) tirando in ballo la sopravvivenza della sacra moneta unica.
La sentenza della Corte Costituzionale è attesa per settembre, subito dopo il voto. In realtà se i magistrati dovessero remare contro la Bce il loro giudizio non avrebbe degli effetti immediati, ma indebolirebbe sicuramente la posizione di Francoforte a vantaggio dei rigoristi. Nel frattempo gli indici di borsa, specialmente da noi, si fanno tornare la febbre con lo spread Btp-Bund in rialzo e Milano in caduta libera.
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