Il battibecco è scoppiato ieri quando la maggioranza di governo ha presentato assieme alla legge di bilancio degli emendamenti che mirano ad appesantire le misure repressive contro i manifestanti che dai primi giorni della rivolta non hanno smesso di riunirsi a piazza Maidan Nezalezhnosti, divenuta il simbolo della protesta.
Quindici giorni di prigione per chiunque metta una tenda in uno spazio pubblico, cinque anni per chi occupa un edificio statale e sanzioni per chi 'diffama' su internet o indossa maschere durante i cortei sono alcune delle leggi incriminate che il Parlamento ha approvato senza nessun dibattito parlamentare. Un modo di agire che ha fatto infuriare l'opposizione partita all'attacco contro i deputati della maggioranza senza riuscire però ad impedire che il processo legislativo si concludesse come voluto dagli alleati di Yanukovich.
Adesso spetta proprio al presidente dare conferma a queste leggi con la sua firma. Il momento per lui non è facile. Aver voltato le spalle all'Europa due mesi fa ha risollevato vecchi incubi rivoluzionari, ma aver fatto finta di ascoltare il popolo è servito solo a rimandare una resa dei conti che sembra si stia nuovamente preparando in questi giorni.
Mentre l'Alto rappresentante Ue per la politica estera Catherine Ashton invita il presidente ucraino a ripensarci, Piazza Maidan continua a riempirsi di gente a dispetto della ferocia delle truppe antisommossa Berkut e del divieto di manifestare imposto da un tribunale fino ai primi di marzo. Qualcosa suggerisce che i prossimi giorni saranno decisivi per capire chi la spunterà in questo lungo braccio di ferro.
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