lunedì 18 giugno 2012

Storia ed Evoluzione del Cinema negli Usa


A Los Angeles, in California, verso la fine degli anni ‘10 si riuniscono affaristi desiderosi di investire nel cinema e registi che alla caotica New York preferiscono il clima mite della cittadina californiana per girare pellicole. Nei primi anni ‘20 Los Angeles continua a svilupparsi nel campo industriale e agricolo, e in breve tempo nella zona si riuniscono una serie di case di produzioni cinematografiche, dalla Universal alla MGM, e così nasce Hollywood, e l’aurea mitica che tutt’oggi la circonda. In breve tempo il cinema diventa un vero e proprio prodotto commerciale: attori e attrici ricoprono le immagini delle riviste e vengono visti dal pubblico quasi come fossero delle divinità (si pensi a Mary Pickford e Rodolfo Valentino); registi come David W. Griffith e Cecil B. DeMille, alternano prodotti artistici ad altri comandati dagli Studios. E Charlie Chaplin, indipendente sia come artista che come produttore, realizza le sue comiche prendendosi gioco della società; trasformando però temi importanti e molto sentiti tra la gente di quel tempo in scenette caratterizzate da una efficacissima comicità espressiva basata su sguardi e movimenti del volto e del corpo.                                                                                                 

Negli anni ‘30 nasce lo studio system: gli Studios comandano a bacchetta le star, e pur esaltandone l’immagine (si pensi a Greta Garbo e Clark Gable), tendono ad intrappolarli in personaggi stereotipati. Intanto generi come la commedia e il dramma romantico impazzano, ma in seguito alla Grande Depressione si faranno strada generi più realistici e socialmente critici, come il “gangster-movie” e il noir, genere quest’ultimo sviluppatosi maggiormente durante la Seconda Guerra Mondiale. Ma in questo decennio è il musical scacciapensieri a far da padrone, con Fred Astaire e Ginger Rogers che allietano spettatori desiderosi di evasione. Negli anni ‘40 lo studio system finisce a causa delle leggi federali che privano gli Studios della proprietà delle sale cinematografiche, ma durante la Seconda Guerra Mondiale essi non smettono di far faville continuando a produrre star e film di grande valore. Intanto non si perde mai occasione per esaltare i valori dell’ “american way of life”: a questo ci pensano registi idealisti come Frank Capra, e attori sciovinisti come John Wayne, indimenticabile nei suoi western.                                                                                        
Nel frattempo però nuovi artisti come Orson Welles stravolgono il normale modo di fare cinema, e negli anni ‘50 anche la concezione del “divismo” cambia, come nel caso dei più sanguigni Marlon Brando e James Dean, che portano sullo schermo un modo più reale di rappresentare la realtà.                                                                  
Negli anni ‘60 ormai la vecchia Hollywood non è che un ricordo, e il “New Cinema” si fa strada criticando ipocrisie e pudori della vecchia America, per opera di registi audaci come Francis Ford Coppola, George Lucas, Stanley Kubrick e Martin Scorsese e di attori come Dustin Hoffman, Jack Nicholson, Robert De Niro e Meryl Streep; che aprono un vero e proprio nuovo ciclo nella storia del cinema americano che, forse solo oggi , si avvia verso il suo tramonto per far spazio ad un cinema digitale, al cinema degli effetti speciali, che con Spielberg, negli anni ’80, trova la sua consacrazione (non che prima non esistesse) , cinema di  puro intrattenimento, fino all’esaltazione ai giorni nostri dei canoni tradizionali, con la ricerca di una spettacolarità sempre più marcata e sempre più funzionale ai fini di propaganda pubblicitaria, in un macrocosmo cinematografico dove sembra valere solo la legge dell’effetto più riuscito e  verosimile, dove si trascura l’intreccio narrativo e i grandi temi a favore dell’intrattenimento nel fenomeno culturale che io definisco del  “non pensare”, come accadeva durante la seconda guerra mondiale, (ma capiamo in questo caso il perché) oggi   più che mai il desiderio di evasione è una delle necessità più strumentalizzate da chi fa cinema….. ci dicono che viviamo in tempo di pace, ma le nostre esigenze e le nostre insicurezze sono sempre le stesse.

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