martedì 30 ottobre 2012

Cara vecchia rivoluzione


La settimana scorsa si è fatto un gran parlare della presunta morte di Fidel Castro, il quale dopo essere scivolato dietro le quinte della politica cubana quattro anni fa ha ridotto sensibilmente le sue apparizioni in pubblico facendo speculare a più non posso sul suo effettivo stato di salute. Poi il leader maximo è puntualmente tornato sulla scena a dimostrazione che nonostante i suoi 86 anni riesce ancora a stare all'aria aperta e non soffre nemmeno di un mal di testa.
Teatrini governativi a parte non posso che provare simpatia nel vedere l'eroe della rivoluzione e di una generazione incanutita come lui dismettere la divisa per indossare i panni dell'innocuo vecchietto intento a passeggiare in mezzo ai campi. L'immagine di un uomo stanco come il suo paese che da più di cinquant'anni sconta un embargo che ne strozza l'economia e sogna di andare alla scoperta di un mondo andato per conto proprio.
Attualmente la situazione a Cuba è meno tragica di quella vissuta subito dopo la perdita della madre sovietica. L'Avana ha trovato dei nuovi alleati (in primis il Venezuela di Chavez e la Bolivia di Morales) che hanno aiutato l'isola ad integrarsi timidamente nel nuovo ordine latinoamericano a guida brasiliana, ma il fiato di Washington continua a soffiare troppo forte sul collo dei cubani. Molte delle aziende che hanno provato ad intrattenere affari continuano a subire pesanti ripercussioni da parte del Dipartimento del Tesoro Usa, mentre le parole incoraggianti che Obama aveva pronunciato riguardo un nuovo inizio finora sono sostanzialmente lettera morta.
Il cambiamento pare comunque inevitabile. Tra le novità di cui si discute maggiormente di recente ci sono le aperture che il regime concederà sulla migrazione, le quali prevedono tuttavia delle limitazioni importanti (tra cui medici, militari e naturalmente dissidenti) e hanno dei costi relativamente elevati per buona parte dei suoi cittadini. A giudicare da questo e dalla lentezza di altri progressi molti si chiederanno come mai Cuba esiti ancora tanto a rimettere in discussione un modello che la storia ha quasi estinto. Parte della responsabilità ovviamente ce l'ha l'intransigenza delle lobby anticastriste che allontanano ogni possibilità di una seria riconciliazione tra le due sponde e sono viste da molti cubani come un covo di rapaci opportunisti. D'altra parte il governo cubano tradisce una relativa incapacità di adattarsi ai tempi che cambiano, ma fintanto che la vecchia guardia (a cominciare dai fratelli Castro) continuerà a far sentire la sua ingombrante presenza le probabilità di svolte epocali continueranno ad essere scarse. Per ora ci si accontenta di stanchi sospiri come quelli di un anziano che sente scivolar via il tempo ma non può far altro che constatare la propria impotenza. Un po' come il Fidel delle ultime foto...

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