sabato 17 novembre 2012

Roma città storica...


Quante volte pensando a Roma ci si chiede come mai,rispetto a tutte le altre capitali Europee, la  città e Capitale d’Italia risulta essere in modo netto ed evidente indietro nella realizzazione di nuove e importanti “grandi” opere. Il costume culturale conservativo italiano e determinati interessi economici fanno da padrone nel determinare il mancato sviluppo delle nostre città che, specialmente la Capitale, risultano dunque poco vivibili e invase da traffico ed inquinamento. Per spiegare i fenomeni di sviluppo della città mi sono rivolto alla dottoressa Mariachiara Mongelli, laureata in Scienze dell’ Architettura, che con disponibilità e professionalità mi ha fornito le necessarie testimonianze tecnico culturali che spiegano tali disagi.  
                                                                                                                                                                                                                                                                                           
Per sua propria natura la città di Roma si configura come una città stratificata: pressò ché ad ogni epoca infatti equivale un livello.

I salti altimetrici che possiamo vedere oggi sono frutto, ovviamente, dell’andamento collinare di partenza ma anche di manomissioni che dall’età napoleonica si proposero di restituire alla città moderna parte della città antica. Roma, come oggi la conosciamo,  è il frutto di modificazioni di proporzioni inimmaginabili. Nel 1798 con la conquista Napoleonica, seguendo la “moda” europea di riordinare le città con piani urbanistici (Parigi e Vienna in prima linea)si cominciò a tentare di migliorare seriamente la qualità della vita dei cittadini romani. Con l’unità d’Italia del 1861 e la decisione di spostare il titolo di Capitale a Roma (giugno 1871) l’esigenza di darle un volto nuovo si faceva ormai pressante: si cominciò seriamente a pensare ad  un piano organico che potesse soddisfare le esigenze di una città che era diventata laica ma che possedeva tuttavia ancora un funzione celebrativa (teniamo conto che nel 1866 invece la pianta del censo non teneva conto delle altimetrie).
 Nel 1873 e successivamente nel 1883 Viviani redige il primo ed il secondo piano. Nel frattempo numerose proposte di modifiche alla città venivano proposte dagli esperti in materia del tempo. I punti fondamentali di ogni modificazione compresa tra l’età Napoleonica e l’avvento dell’epoca Fascista sono sempre gli stessi: creazione di ponti, che permettessero la permeabilità verso le nuove aree in via di edificazione, all’esterno delle mura della città, (Testaccio, San Saba, Garbatella, Prati di castello, Parioli), ricostruzione della Stazione Termini (come nuova porta della città), con numerose polemiche soprattutto nel primo trentennio del ‘900 sulla possibilità di spostarla verso Porta Metronia.
In tutto questo panorama, si affermano linee di pensiero differenti su come la città dovesse evolversi, mettendo in relazione la città costituita con le nuove espansioni e i nuovi “costumi” che via via col tempo modificandosi diedero vita a nuove esigenze. La necessità di costruire il monumento a Vittorio Emanuele II influenzò molto le scelte di questo periodo in materia di centralizzazione e distribuzione dei servizi: non è un caso che la prima location scelta fosse infatti piazza esedra (che di fatto non esisteva ancora, ma sarebbe diventata la porta di Roma).
La parola d’ordine di questo momento è “sventrare”: ripulire la Roma antica dalle superfetazioni del medioevo. Sarà questa idea di base che permetterà poi la spina di borgo, la costruzione di via dell’impero, oggi via dei Fori Imperiali, nonché la liberazione del campidoglio dopo la costruzione del vittoriano. Per quanto riguarda i trasporti ed ai grandi eventi per realizzarli è interessante notare che al 1916 risalgono le prime idee interessanti di mobilità urbana su rotaia, con il progetto, mai realizzato né in realtà preso troppo in considerazione e molto criticato, di realizzare un tunnel che fluidificasse il passaggio al di la di piazza del popolo.
Questo problema in realtà non è mai stato superato: ancora oggi siamo forse la capitale europea con il minor numero di metropolitane (per intenderci, Atene che in questo periodo è tristemente famosa a causa della crisi economica, ne ha all’attivo 3). Lavorare sulla città storica di Roma, ormai, impone di guardare anche i flussi che dall’esterno delle mura ogni giorno intasano le principali arterie di collegamento su gomma. E’ però fonte di riflessione il fatto che fluidificare con la metropolitana i collegamenti periferia- centro e creare una nuova bretella centrale potrebbe non esser la migliore soluzione per i cittadini con il rischio anche di amplificare il traffico verso la nuova metro. La fiducia è riposta dunque in nuove proposte di ambito urbano sull’intensificazione dei parcheggi di scambio nelle aree periferiche.                                                                                           A conclusione dell’ intervento della dottoressa ciò che sembra certo è che oggi più che mai ci si debba augurare che questi interventi possano incentivare i cittadini a fruire di un bene prezioso come il trasporto pubblico. La speranza maggiore è nella direzione del cambiamento: costume e cultura debbono parallelamente esser coltivate per fare di una città oggi nel complesso “povera” ma ricca di storia una capitale vera. Occorrerà dunque lavorare per esprimere la nuova capacità numerica e quantitativa delle nostre metropoli. L’ Europa oggi “impone” ai membri della sua comunità un occhio di riguardo verso la praticità dove non è più dunque gradito del mero conservatorismo architettonico.
Mariachiara Mongelli :
È dottoressa in Scienze dell’Architettura presso l’università di Roma Tre(2009).
Attiva nel campo delle politiche d’Ateneo, come consigliere degli studenti e interessata alle relazioni internazionali è stata visiting student presso l’University of Arkansas(2007) e l’High Institute of Administration Building and Technology de Il Cairo (2009). Nonostante si stia specializzando in progettazione architettonica la sua formazione è indirizzata anche verso altri campi: l’urbanistica, il restauro e la grafica.

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