Un politico che assieme al presidente statunitense Ronald Reagan ha ridiscusso in maniera tanto energica quanto controversa le politiche dell'Occidente anche per toglier fiato al già traballante blocco a guida sovietica.
Era perciò inevitabile che una figura come la Thatcher non divenisse prima o poi il soggetto di qualche film, di solito per criticare la sua amministrazione o raccontandone la vita come fa Phyllida Lloyd (Mamma mia!) nel suo The Iron Lady. La storia inizia dalla malattia che ha colpito l'unico premier donna della storia britannica (1979-1990), quell'Alzheimer che ne ha minato le capacità mentali fino a farla quasi scomparire del tutto dalla scena pubblica. Llyod tratta il suo malessere con grande dignità e rispetto e mescola abilmente le visioni con le reminiscenze del passato che ci danno così occasione di conoscere ciò che è stata.
Nel corso della pellicola veniamo a conoscenza della giovinezza del futuro leader dei conservatori tra guerra e un debutto politico per nulla semplice. Seguirà però un'irresistibile ascesa tra i tories interpretata da una straordinaria Meryl Streep che accompagna il personaggio anche al trionfo a Downing Street, dove i successi si alterneranno alle lotte con i sindacati, le crisi diplomatiche e le rivalità di partito che di fronte a personaggi così carismatici e alla lunga ingombranti finiscono sempre per rovesciare qualche poltrona.
Troppe cose forse da inserire in un'ora e quaranta, tanto che l'impressione che ho avuto nel ripercorrere la storia della Lady di Ferro è stata quella di una storia troppo telegrafica e superficiale che non va molto oltre lo stereotipo di donna grintosa e irremovibile. Splendida la fotografia e più che meritato l'Oscar alla Streep. Sufficiente.
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