mercoledì 12 giugno 2013

La Grande Bellezza divide critica e pubblico

"Non volevo essere semplicemente un mondano, volevo diventare il re dei mondani. Io non volevo solo partecipare alla feste, io volevo avere il potere di farle fallire".

Una Roma mondana ma anche una Roma silenziosa, una bellezza sopita e addormentata soffocata da una mondanità senza scopo.
La grande Bellezza di Paolo Sorrentino, a qualche giorno dall'uscita nelle sale, è da alcuni considerato lo sviluppo naturale di quella Dolce Vita di Felliniana maniera che trova in questo film il suo "sequel" potenziale.


Determinate devianze, corruzioni e svuotamenti, apportate alla società civile contemporanea dopo anni di sfrenato consumismo si sono trasformate ormai in un cinico e fallimentare sopravvivere. Non a caso infatti possono in qualche modo essere considerate come naturali evoluzioni di quell'embrione di benessere che iniziava proprio negli anni '60.

Carlo Verdone, che in una inconsueta performance "drammatica" nel film interpreta Romano l'amico festaiolo di Jep Gambardella, ha affermato: "Per me la grande bellezza è la nostalgia di quei tempi che non verranno più. Per Paolo Sorrentino è invece l'adolescenza, un periodo cioè in cui ancora non si è consapevoli che il futuro è pieno di minacce. Il mio personaggio è comunque quello che forse ha più dignità di tutti pur essendo uno scrittore frustrato, a tratti è comunque ancora un sognatore ed è il migliore amico di Jep Gambardella".


Apprezzato anche a Cannes il film ha ricevuto invece molte più critiche dalla stampa italiana. Su questo punto Sorrentino ha affermato: "Non voglio indagare le ragioni per cui la critica straniera ha apprezzato il film, né quelle per cui alcuni giornalisti italiani non ne sono stati soddisfatti. Se si viene invitati al festival di Cannes, il che è un privilegio, si accetta proprio perché si affronta una platea internazionale, con tutte le incognite possibili, rischiando anche molto". "Quasi quasi mi pento di aver nobilitato i giornalisti di casa, con il personaggio interpretato da Toni Servillo. È un errore di valutazione, chi lo pensa non sa leggere bene le cose. Lo stesso ragionamento l’avevano fatto per “Il Divo” immaginando che Andreotti e la nostra politica fossero incomprensibili fuori dall’Italia, invece l’hanno capito benissimo".
Queste dichiarazioni hanno fatto un certo scalpore tanto da provocare la risposta immediata dell'SNCCI: "La cosa non corrisponde al vero, tant'è che il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), attraverso l'apposita commissione, ha attribuito a La grande bellezza il marchio "Film della Critica", riservato alle opere ritenute di comprovata qualità".
Insomma una controversa valutazione destinata ancora una volta a far discutere ma che non toglie i meriti di un film di indubbia qualità che può convincere o meno ma che tenta di rilanciare il nostro cinema.



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