martedì 10 settembre 2013

A grande richiesta: Wes Craven e Jonh Carpenter di nuovo a confronto

«Facciamo i conti con la paura tutti i giorni, da quando nasciamo a quando moriamo. Ho avuto molte paure nella mia vita. Ne ho avuta tanta quando è morto mio padre e io avevo solo sei anni. Ora sono anziano, le uniche paure che mi rimangono sono quelle della malattia, per me e per i miei figli» Wes Craven.  
Se normalmente si è abituati a pensare che i registi dei film horror appartengano ad una categoria di film di serie B e che dietro ai loro immaginari non ci sia un’attenta e accurata riflessione ci si sbaglia di grosso. Quest’articolo si concentrerà nello specifico su due figure di spicco nel mosaico infinito del genere horror, Wes Craven e Jonh Carpenter.


Figli entrambi del cinema americano e attivi da moltissimo tempo essi presentano, seppur in contesti filmici simili, notevoli differenze stilistiche.
Il primo coglie ispirazione da un grande scrittore e regista svedese: Ingmar Bergman; il secondo è invece attratto dalle tecniche minimaliste e da colonne sonore che risultano essere “personaggio”.
I film presi in esame saranno principalmente 2: Nightmare- Dal profondo della notte di Craven e Halloween di Carpenter. E’ necessaria tuttavia una precisazione che riguarda soprattutto la concezione basilare di diegesi “oscura”: per il regista di Nightmare il concetto di orrore si collega alle nostre vite quotidiane, a ciò che viviamo giorno per giorno, collegandosi in modo diretto con la concezione Hitchcockiana che colpisce lo spettatore in modo assolutamente inaspettato. Per Carpenter invece la concezione di terrore è frutto di un’accurata ricerca nella fantascienza più classica, strizzando l’occhio a registi come Howard Hawks, Jack Arnold e Fred McLeod Wilcox, dove senza alcun dubbio è la colonna musica (e non colonna sonora come invece si pensa) ad essere la porta per un mondo onirico fatto di luci che si arricchiscono di una oscurità sfuggente e penetrante.
Se per la creazione del personaggio di Freddy Kruger Craven si ispirò ad una storia vera, incredibilmente Michael Myers è in qualche modo figlio di un italiano,Dario Argento, che il regista apprezzava soprattutto nell’uso di suoni e musica. Il noto direttore artistico italiano fu per Carpenter quello che Hitchcock fu per Craven.
Ciò ricade inevitabilmente sulle atmosfere che risultano più marcate in Carpenter, più approfondite, più interiorizzate e l’elemento ad essere sacrificato è quello ricavato dall’effetto sorpresa: Michael Myers e la sua storia sono immediatamente spiegati e rivelati, Freddy Kruger invece rimane
nell’ombra e in una specie di oblio per quasi tutto il film, è una presenza a volte indefinita che improvvisamente compare terrorizzando lo spettatore. Le atmosfere Carpenteriane sono più lente, è un terrore che avvolge lo spettatore pian piano, in un continuo crescendo fino all’apice finale, che di solito è caratterizzato dallo scontro frontale tra bene e male, tra luce e oscurità.  Wes Craven, anche nel suo più attuale Scream, sembra a volte parodizzare il genere e lo scontro finale quasi mai rappresenta l’ apice della tensione filmica ma più una risoluzione tematica, il finale di craven è sempre definito e autoconclusivo, quello di Carpenter è sempre aperto e misterioso. E’ l’il punto filmico di maggior tensione dove alla luce ormai rivelata di una storia conclusa si riaffaccia immediatamente il male, l’oscurità, un esempio eclatante di ciò nel suo ultimo film The Ward (Il Reparto).
Dunque è evidente che la macchina del terrore ha varie facce e che entrambi utilizzano i due mondi possibili: quello onirico e quello composto da abitudini, stili e dinamiche quotidiane riorganizzate in chiave agghiacciante. Ed il pubblico, che ama spaventarsi perché è la cosa più distante che c’ è rispetto alla concezione di un mondo che ci protegge fintamente da ogni genere di “male”, apprezza il loro lavoro e i loro spaventosi immaginari frutto di una macabra, quanto straordinaria, fantasia. 
Ultimo, ma non ultimo elemento distintivo è la componente musicale delle pellicole di questi registi: la colonna musica suscita ed evoca già da sola l'angosciante atmosfera che ci accompagnerà per tutto il film, delineandola, dandogli una sua specificità e unicità e questo ha contribuito a rendere questi capolavori dell'horror moderno dei cult di assoluto valore.





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