sabato 28 dicembre 2013

Quando Tolkien incontrò Omero: i segreti dell'Anello

Come è notoriamente risaputo, molti studiosi sono d’accordo nel ritenere la Mitologia Norrea (o nordica) come unica vera fonte di ispirazione per Lo Hobbit e per Il Signore degli Anelli di Tolkien. Ciò nonostante, ad una più attenta analisi, è indubbia anche una contaminazione tematica con uno dei più grandi scrittori di sempre: Omero.

E’ necessaria una considerazione riguardo alla forma “epica” dell’opera Anelli che risulta essere una fusione e una sintesi tematica dei due maggiori poemi Omerici: L’Iliade e L’Odissea.


Tolkien crea una compendio nel quale il racconto delle gesta in guerra (l’Iliade) si mescoli con tutto ciò che le è distante o non immediatamente correlato (come nell’Odissea) e nel quale il tema dominante risulta la volontà di tornare a casa dopo un lungo ed estenuante viaggio. Come per Odisseo le radici sono la famiglia e la casa, così per Frodo la contea, e la speranza di tornarci un giorno, rappresentano tutta la sua forza e ciò che lo rasserena nei momenti di difficoltà. Il ricordo della patria alimenta in entrambi i personaggi la volontà di tornare. In questo viaggio, Odisseo e Frodo sono la manifestazione paradigmatica della sopportazione e della perseveranza, nella quale però il personaggio di Tolkien risulta diverso nella previdenza e nell’inventiva, dimostrandosi meno capace ma di pari volontà dell’eroe Omerico. (Notare tuttavia, nella foto tratta da un quadro del 1874 di William-Adolphe Bouguereau, l'inconfondibile somiglianza tra la guida di Omero e il Frodo cinematografico).

Le due opere però prendono strade diverse riguardano il concetto di aristia (il momento cioè in cui l’eroe dimostra tutto il suo valore): l’Odissea è una gigantesca aristia di un singolo (Odisseo) in diverse situazioni, Il Signore degli Anelli stravolge questo meccanismo e trasforma il viaggio in elemento “corale”, dove vengono configurate e descritte le azioni di molteplici personaggi (anche se effettivamente l’Iliade ci ha fornito uno schema molto simile ma che non riguarda la tematica del tragitto).

Frodo è dunque un anti-eroe che in realtà non combatte mai da solo, la figura di Sam è determinante alla riuscita della missione. Tolkien si pone nell’immaginario Fantasy moderno facendo affrontare all’Hobbit, da “uomo” comune, lo stesso mondo oscuro ed eccessivo dell’eroe Odisseo, nel quale, tuttavia, ambientazioni e personaggi sono certamente ispirati alla mitologia scandinava. Considerando questo aspetto, Tolkien risulta quindi più vicino alla nostra sensibilità staccandosi nettamente da quei modelli epici ed eroici di cui Omero aveva narrato le gesta. Dunque Frodo, come Ulisse nell’Odissea, vive in un mondo di esseri strani, che non appartengono alla religione e al mito, ma al folclore e alla favola.
C’è anche un altro elemento che induce al paragone tra le due opere: esattamente come nella concezione del poeta epico, Tolkien è sempre oggettivo ed impersonale, c’è inoltre nella narrazione, una commistione tra racconto e dramma.
Ultimo aspetto da considerare riguarda la natura enciclopedica del collegamento tra i due autori: atteggiamenti, azioni, costumi, usi, tecniche e tradizioni sono stati riproposti da Tolkien e riadattati a sfondi e ambientazioni diverse, che ne ha fatto certamente dei modelli per autori a lui successivi, favorendo un’integrazione culturale che nasce incredibilmente ed indissolubilmente anche dalla letteratura greca.

Tre Anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo che risplende, Sette ai Principi dei Nani nelle lor rocche di pietra, Nove agli Uomini Mortali che la triste morte attende, Uno per l’Oscuro Sire chiuso nella reggia tetra, Nella Terra di Mordor, dove l’Ombra nera scende. Un Anello per domarli, un Anello per trovarli, Un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli. Nella Terra di Mordor, dove l’Ombra cupa scende”.


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