Tralasciando il fatto che bisognerà aspettare la prossima primavera per vedere le parole tradursi in fatti, stupisce che il risultato raggiunto non abbia cambiato sostanzialmente l'approccio ai problemi della famiglia europea. La nota positiva è l'istituzione di un fondo salva Stati denominato Esm (European Stability Mechanism) in gestione alla Bce, il che rafforza le istituzioni comunitarie in materia finanziaria.
C'è da stare meno allegri sui vincoli che dovrebbero essere imposti a tutti i paesi dell'Eurozona, in particolare sul pareggio di bilancio da introdurre addirittura a livello costituzionale. Questa è una richiesta che deriva dall'incrollabile convinzione dei leader europei che tutti gli stati membri dovrebbero raggiungere un'efficienza di tipo tedesco, a scapito magari della competitività che varia nel contesto in cui ogni paese è inserito.
Non stupisce perciò che il Regno Unito si sia tirato fuori dall'accordo. La scelta di David Cameron (che nella foto cerca inutilmente di stringere la mano ad un Sarkozy irritato con lui) può essere spiegata per la cultura tipicamente anglosassone, la quale tende a tenere la politica il più possibile alla larga dall'economia. Certo l'isolamento a cui è incappata Londra potrebbe essere dannoso a lungo termine, visto che all'isola attende un futuro sempre più legato al continente, mentre la figlia americana volgerà lo sguardo dall'Atlantico al Pacifico.
Il rischio di questa nuova unione finanziaria è che deprima troppo le economie dei paesi più deboli, facendo il gioco di populisti ed antieuropeisti che per calcoli elettoralistici potrebbero realizzare un'uscita dell'euro, finendo poi in pasto alle potenze emergenti che li aspettano all'angolo. La posta in gioco è davvero alta.
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