venerdì 6 gennaio 2012

2002-2012: buon compleanno euro?


Sono passati dieci anni dall'introduzione dell'euro. La ricorrenza in realtà è passata un po' in sordina, come se non si volesse disturbare con il rumore dei festeggiamenti il riposo di un malato grave. Perché l'euro sta davvero male e, a meno che l'Unione Europea non decida di maturare in organo più politico, rischia una frantumazione che preluderebbe alla sua prematura scomparsa.
Si parla tanto di Euro del Nord (felicemente coniato da alcuni "Neuro") e di Euro del Sud oppure, per i populisti emotivamente fragili, di semplice abbattimento dell'Eurozona e ritorno ai bei tempi andati delle valute nazionali. Tornare alla lira, al franco o alla peseta sarebbe però qualcosa di semplicemente distruttivo: non solo per la fine di un mercato unico che nel bene e nel male ci ha protetto da super-competitors come i Brics, ma per i costi immensi che dovremmo sostenere per la reintroduzione di una nuova moneta sia dal punto di vista amministrativo che commerciale. Una catastrofe geopolitica forse quasi pari alla dissoluzione dell'Unione Sovietica.
Il 2012 (ma forse anche oltre) sarà un anno cruciale per la sopravvivenza della moneta unica. Certo i sacrifici e la recessione imposta da governi che hanno lungamente ignorato la questione possono sembrare ingiusti agli occhi dell'opinione pubblica e in molti casi l'indignazione è più che giustificata. Eppure questa crisi non è il peggiore degli scenari possibili. L'alternativa all'euro invece sarebbe a dir poco abominevole.

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