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sabato 7 gennaio 2012
Assad come Gheddafi?
S'infoltiscono le file dei generali disertori del regime di Bashar al-Assad. Ieri un ufficiale dell'esercito di nome Al-Sheikh ha lanciato un appello direttamente dalla rete qatarina Al Jazeera (che ha avuto un ruolo non da poco nella cosiddetta primavera araba), esortando i militari ad abbandonare la causa lealista e ad unirsi ai manifestanti. E i civili intanto continuano a subire attacchi ogni venerdì del mese in una macabra, quanto tragica ricorrenza da quando è iniziata la rivolta.
Come insegna l'esperienza della storia, l'esercito è una componente fondamentale per il successo o meno delle rivoluzioni. Se esso abbraccia totalmente la causa dei rivoltosi la transizione può compiersi in modo poco sanguinoso com'è accaduto in Egitto, laddove in caso di defezioni in ordine sparso può degenerare in una guerra civile sull'esempio libico.
La Siria sembra propendere per il secondo scenario, anche per via dei legami che la famiglia del regime intrattiene nel mondo economico e sociale. Con uno stato che rischia di disintegrarsi a causa delle varie anime settarie che lo compongono. In tal caso la comunità internazionale avrà voglia di prodigarsi in una nuova "guerra umanitaria"? La Siria non avrà forse le risorse della Libia, ma ignorare del tutto il suo destino e lasciarla alla mercé di vicini rapaci o altrettanto instabili avrebbe conseguenze assai deleterie.
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