Non
lontano dalla chiesa dove il buon Bedrich alloggiava c’era infatti un paese
come quello che aveva abbandonato e non mancavano i fedeli che arrivavano fino
alla chiesa per confidarsi con il prete. Ma oltre i peccati, raccontavano anche
voci e accadimenti, di cui alcuni molto interessanti Pare, dicevano in molti,
fosse arrivato un esercito che grazie a Dio non era ostile, anzi gli ufficiali
si erano piazzati in mezzo alla strada perché cercavano uomini che si
proponessero di combattere alla guerra.
Cosa
poteva mai sentire lui che bramava una via più retta del suo triste passato. Ad
ascoltare certe chiacchiere il cuore gli si accese come con una scintilla, e saltando
giù dal letto si precipitò fuori a domandare di condurlo da questi soldati. Davanti
a lui erano arrivati già altri tre volenterosi e uno stava pure litigando con
quello al tavolo peggio di un cane rabbioso.
“La
paga è anticipata, mio buon amico!” ci teneva ad assicurarlo lo scrivano
mostrandogli in faccia una bella moneta “E ben più, oltre alla gloria, vi sarà
dato una volta a Mosca!”
Bedrich
si mise dunque in fondo e toccò la spalla a quello davanti per sapere chi
fossero i soldati, che guerra si combattesse, tutto quello che gli veniva in
mente. Gli fu detto che si stava reclutando per Sua altezza re Sigismondo di
Polonia e non si era sentito altro in giro, ma questo fu sufficiente a rendergli
causa davvero giusta..
Che
gl’importava di conoscere il resto, combattere per un Re era un motivo più che
nobile, e stringendo i pugni nell’impazienza di menar le mani attese il suo
turno fino al tavolo. Qui volle impressionare lo scrivano salutandolo con tono
fiero e vanaglorioso, ma l’altro, stanco o forse indifferente a quelle pose, gli
chiese solo nome e anche la sua specialità. Da impettito com’era Bedrich ne
restò imbarazzato, perché non sapeva che rispondere non capendo in verità molto
di armi e roba simile.
“Va
bene, fanteria!” risolse allora lo scrivano “Mettiti in quel gruppo là”
E
dopo avergli dato un paio di monete gli indicò alcuni giovani tenuti a vista da
un soldato in piedi pronto già a dar
battaglia. Armatura, elmetto e una picca alta più di un uomo, tale imponenza lo
lasciò ammirato e mentre aspettava il momento di partire s’immaginava anche lui
armato fino ai denti ad affettar nemici per il suo re.
Uscirono
in venti dal villaggio e nel seguire gli accompagnatori che li scortavano Bedrich
si ricordò di aver salutato il prete che l’aveva ospitato. La nuova avventura
gli aveva fatto scordare ogni cortesia e adesso era di nuovo solo, ma c’era chi
tra i compagni si lasciava alle spalle ancora meno. Non ci
fu alcuni che si degnò a salutare chi se ne andava, dovevano essere tutti senza
famiglia o amici a cui mancare. Deprimente nevvero, ma non c’era da
rattristarsi più del dovuto, perché nel campo dei mercenari la solitudine era
il minore dei loro problemi.
Nessuno
di loro aveva mai visto tanta gente e bestie ammucchiate all’aperto e pure così
che c’era una puzza molto peggio che in una stalla. Col fatto poi che i soldati
stavano a parlare tutti assieme non si riusciva a capire quasi niente di quello
che ti diceva un compagno, a meno di non avvicinarsi all’orecchio come si fa con
i sordi. C’era da avere paura a vivere in questo modo e infatti parecchi dei nuovi si
guardavano attorno disturbati, tranne uno ed era Bedrich, che in quell’inferno vedeva
l’anticamera di un'improbabile redenzione.
Per leggere la storia dall'inizio cliccare su C'era una volta Bedrich
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