Nelle opere di questi autori è costante l’ambientazione in castelli diroccati o case isolate infestati da oscure presenze: a fare da padroni, infatti, sono senza dubbio riti demoniaci e figure mostruose. Charles Brockden Brown, quello che può considerarsi il fondatore insieme a William Dunlap dell’ American Literary Gothicism, preferisce spostare il terrore dall’esterno all’ interno, trovando la sue radici nella psiche umana piuttosto che nell’atmosfera, nell’ambiente o nel soprannaturale.
Nel cinema, in particolar modo nei film che si possono definire di ispirazione e ambientazione gotica, a farla da padrone sono per definizione lo spazio dell’ immaginario e il cosiddetto “sogno oscuro.” Essi sono le espressioni di un’interiorità, sono il bene e il male delle nostre personalità.
Due autori di storie letterarie ispirate alle atmosfere “gotiche”, che possono aver influito su tale genere cinematografico, sono senza dubbio Edgar Allan Poe e Washington Irving. Nella loro evoluzione artistica più diretta essi posso essere considerati gli esponenti di un sistema di pensiero creativo che ha certamente influenzato due grandi registi del novecento: Alfred Hitchcock e Dario Argento (ma si potrebbe citare ad esempio anche Tim Burton) in relazione a due film cult degli anni sessanta e settanta, Psycho e Profondo Rosso.
Tre sono gli elementi comuni delle due pellicole: lo stile oscuro fatto di silenzi, colori freddi e un senso di spaesamento temporale, il rapporto madre-assassina, figlio-vittima e l’oscurità generale delle ambientazioni, il vuoto interiore che esse comunicano allo spettatore. Ma è quest’ultimo aspetto a collegare in particolare i film alla tendenza gotica.
La casa di Norman Bates in Psycho è una struttura tenebrosa, minacciosa, molto simile ai castelli descritti nella tradizione classica del genere horror, in Profondo Rosso ogni strada, ogni costruzione è un rimando al vuoto, al silenzio di un’ interiorità perversa. Il male è espresso con colori freddi contrastati dal color rosso, il sangue delle vittime. Rosso che nel film di Hitchcock è invece sostituito dal nero, l’assenza del colore nella pellicola e il suo essere a tinte fosche ricorda certamente lo stile Poeniano fatto di psicologia cupa e di azioni scellerate.
Hitchcock e Argento si incontrano dunque nella concretizzazione di una forma di espressione demoniaca, le opposizioni tra vita e morte, luce e ombra, rappresentano una tematica sempre viva ed espressa attraverso ombre, riflessi e schizofrenie. Ciò che rende queste due pellicole così spaventose è il fatto che il terrore non è più esterno (come nel primo genere gotico) ma interno, proveniente dalla mente, da se stessi; una forma, insomma, di Neo-Gotico cinematografico.
In ultima istanza c’è da considerare la componente musicale: in Profondo Rosso, grazie allo splendido lavoro dei Goblin (un gruppo progressive rock che creò una colonna musica moderna dalle componenti evocatrici e surreali) e in Psycho grazie a Bernard Hermann (usò solamente la sezione degli archi senza alcun ausilio degli strumenti a fiato.
La scena del primo omicidio, che in origine doveva essere priva di un commento musicale, resta invece fra le più entusiasmanti dell’intera colonna sonora per le glosse agghiaccianti dei violini) all’armonia melodica si sostituisce la stravaganza e l’imprevedibilità del “gesto” musicale che si codifica attraverso suoni veloci, rapidi, evocatori di una degenerazione maniacale. Nel film di Argento inoltre c’è una voluta contrapposizione tra la bambinesca melodia pre-omicidi e la spettrale figura dell’assassino. Ascoltiamo in effetti un’anima, un lamento, la morte che sopraggiunge. Ciò che scrittori come Poe e Irving hanno espresso con le parole, Hitchcock e Argento lo hanno esternalizzato attraverso immagini e musica, scavando nel profondo dell’anima più nera dell’essere umano. Il Gotico dunque è parte del loro essere, è il preambolo alla cerimonia delle loro capacità creative, è l’overture delle loro “perversioni artistiche”.
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