sabato 7 luglio 2012

La Letterarietà del Cinema

Nello studio sui rapporti semiotici e tecnici fra Letteratura e Cinema non si può non considerare le teorie del grande Christian Metz primo fra gli iniziatori di questa interessantissima indagine culturale. Autore di fondamentali contributi nello studio del linguaggio cinematografico con testi come La Significazione del Cinema del 1972 e Cinema e Psicanalisi del 1980, Metz, evidenziava la componente a senso unico della comunicazione cinematografica: il cinema è espressione ed è solo in parte un sistema utilizzante segni veri e propri. L’immagine prodotta è dunque ciò che essa rappresenta e non ha una necessità di significazione. Il prodotto finito, il film, è sempre facilmente riconoscibile ai nostri sensi e la tecnologia di cui si serve è appunto solo uno strumento per palesare una realtà sperimentata già dalla nostra esperienza sensibile. Poco importava per Metz se il soggetto fosse realistico o meno: il cinema mostrava solo quello che le immagini rivelavano evidenziando una certa oggettività dei segni anche nella sua versione più astratta. Essendo anche la parola considerata una convenzione e inserita in un linguaggio con una preesistente significazione automatica, immagine ed espressione vengono dunque a giustapporsi e riutilizzate a partire dal senso oggettivo.
Queste due arti insomma lavorano sullo sviluppo di un senso non primario, cioè sviluppano significati secondari. Dunque il cinema lavora ad un secondo grado: più si avrà un sistema di significati complesso e più godrà di una sua sostanza artistica.
L’mmagine rappresenta il mondo conosciuto: secondo questo studioso è solo uno stato preparatorio ed è presente in ogni opera come piano antecedente al secondo grado di significato dove la parola e il testo letterario (o sceneggiatura che dir si voglia) conservano una loro espressività naturale mostrata dal cinema che è anch’ esso quindi espressione naturale delle cose : “….mostra ciò che mostra….”. Nell’analisi del pensiero di Metz è importante quindi ricordare la sua idea di cinema come arte facile e che questa tendenza si colloca come possibile elemento di disturbo, una minaccia al suo intento artistico.
In ultima analisi c'è la letteratura come arte più complessa nella quale la ricerca di un espressività estetica e una liberazione dal convenzionale del mondo rappresentato tendono così a diventare fonte di inedito, sconosciuto ecc. Questo insomma è ciò che ci attrae quando leggiamo e che ci porta al secondo grado di significato. Concludendo è importante evidenziare che per Metz la significazione di queste due attività umane non è altro che l’espressività del mondo data dall’arte. Il cinema, con la sua omogeneità, costruisce un universo carico implicitamente di un contenuto visibile che nella pagina scritta va carpito da una denotazione meno espressiva e più legata al soggetto che legge ed interpreta.

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