Dopo l'iniziale tensione, se non vero e proprio panico, la sonda Curiosity è riuscita ad atterrare su Marte senza danneggiare i suoi preziosi strumenti. Un fallimento non solo avrebbe bruciato miliardi di dollari d'investimenti, ma avrebbe vanificato una missione particolarmente significativa per la scoperta di eventuali forme di vita passata o presente.
I media hanno dato più o meno importanza all'evento che in ogni caso non trasmette emozioni paragonabili a quelle provate durante gli sbarchi sulla luna. Erano sicuramente altri tempi, perché allora i lanci avevano finalità innanzitutto militari (io posso lanciare un missile nello spazio e dunque una testata nucleare nel cortile di casa tua) e infatti appena si cercò di moderare la corsa agli armamenti e la competizione bipolare iniziò a declinare questa straordinaria avventura nei cieli subì un drastico ridimensionamento.
Poi dopo un quindicennio di "fine della storia", la rivalità tra potenze è ricominciata e tra gli sport di prestigio non poteva ovviamente mancare l'esplorazione dello spazio, che non vede più solo americani e russi, ma anche indiani, cinesi e chissà quanti nuovi attori.
Non è un caso se dagli ultimi anni della presidenza Bush si è parlato di missione su Marte, complicata però da fattori tanto economici che umani, a cominciare dalle implicazioni che un viaggio nello spazio aperto della durata di un anno e forse più potrebbe avere sulla salute fisica e mentale degli astronauti.
In questa nuova cornice internazionale lo spazio è dunque destinato a ritornare in auge, anche se con costi sempre più incalcolabili se non vogliamo solo guardarci intorno e puntare a scopi più utili come la ricerca di nuove risorse o addirittura soluzioni fantascientifiche tipo la colonizzazione. Ciò induce a pensare che questa magnifica tappa dell'umanità (sublimamente descritta da Kubrick nel suo 2001, Odissea nello spazio) non debba essere vissuta come una competizione, ma come un'opportunità di unire le forze per far progredire al meglio il nostro futuro. Da questo punto di vista probabilmente non siamo ancora così evoluti da essere all'altezza di ciò che ci aspetta là fuori..
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