martedì 25 settembre 2012

Il sonno dei partiti


A sei mesi dalle prossime elezioni il panorama politico italiano non si smentisce mai. Poteva la scena essere dominata dai programmi dei rispettivi schieramenti, da un confronto sull'Italia finalmente fuori dal semi-commissariamento in cui ci troviamo? Macché, molto meglio gli scandali di cui ci piace tanto discutere in compagnia per sfogarci tutti assieme contro una classe dirigente che per colpa del suo marciume è causa di ogni nostro mal.
Ironia a parte, le ultime indiscrezioni sulla giunta regionale del Lazio e sugli espedienti che pochi volponi (tra cui il simpatico signore nella foto) hanno escogitato per far cassa e stravizi non fanno che allargare il solco già enorme con gli elettori. I quali non capiscono perché devono accettare tutti i tagli e le scuri fiscali votati da chi non ha nessuna voglia di condividere le stesse responsabilità e anzi approfitta della sua posizione per arricchirsi in modo che la crisi attuale rende ancora più sfacciato.
I partiti possono parlare di pulizia quanto gli pare, ma l'impressione generale è che preferisca lasciare il timone in mano ai tecnici per godere in pace le rendite acquisite. Manca qualsiasi piano serio per il futuro e persino la novità grillina, che aveva riacceso una certa eccitazione alle scorse amministrative, pare esser stata contaminata dallo spirito litigioso dei suoi contendenti, tradendo una debolezza che potrebbe comprometterne le aspirazioni. E che dire dei partiti maggiori come il Pdl sull'orlo della disintegrazione?
Detesto ripetermi, ma la realtà finora non ha fatto molto per smentirmi: non esiste ancora una formazione che si possa definire credibile a governare questo paese nel dopo-Monti. C'è un vuoto di idee preoccupante confermato dal fatto che gli italiani, nonostante il malessere dovuto alle scelte dell'attuale esecutivo, continuano a preferire un governo tecnico a uno guidato dai leader a disposizione (Renzi e Grillo compresi). Il governo dei professori sarà anche più competente, ma ciò non giustifica il continuare a vivere altri cinque anni in un paese senza dibattito. Se i partiti non si sbrigano a uscire dal loro torpore ne andrà della salute della nostra democrazia...

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