lunedì 3 settembre 2012

Omaggio ad un lucido credente


Nonostante il mio essere agnostico provo comunque rispetto per chi nutre una fede sincera, la quale usa le sue virtù più a maturare nel credente la tolleranza e la comprensione che per segnare una linea di demarcazione tra "noi" e "gli altri". Sfortunatamente quest'ultimo approccio è il più prevalente, visto che la religione come tutti i sistemi di pensiero è un prodotto dell'uomo e non tutti gli uomini sono in grado di abbracciarla con limpida e matura convinzione.
L'appena scomparso cardinal Carlo Maria Martini è una di queste fortunate eccezioni. Egli infatti era convinto che una religione fondata sulla vuota abitudine o su una militante e ostinata volontà di rivalsa non avrebbero giovato alla Chiesa, perché entrambe fondate su un'approccio distorto della fede non esente da gravi colpe. Solo riconoscendo quest'ultime e ripartendo da valori fondamentali come la misericordia e il perdono si sarebbe potuto veramente rilanciare la missione cristiana.
Molti nel pieno delle commemorazioni si sono affrettati a definirlo una figura controcorrente, non condannava le unioni gay pur non equiparandole al matrimonio eterosessuale e in punto di morte ha rifiutato l'accanimento terapeutico, e ciò forse mette un po' di tristezza. Non per l'indubbio valore dell'uomo, ma per il suo essere appunto in discontinuità con tanti colleghi che del Vangelo hanno solo imparato a ripeterne le parole, ma non a capirle veramente.

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