mercoledì 17 ottobre 2012

La rivolta di Atlante


Per chi pensava che la rubrica sui libri fosse stata subdolamente archiviata ecco la smentita ufficiale. In realtà in questo lasso di tempo ero occupato da una splendida trilogia che tra impegni vari e la lunghezza della stessa alla fine mi ha intrattenuto la bellezza di cinque mesi. Si tratta della Rivolta di Atlante dell'autrice d'origine russa Ayn Rand (al secolo Alisa Zinov'yevna Rosenbaum), le cui opere hanno gettato le basi di una vera e propria corrente di pensiero denominata Oggettivismo, un'inno al libero individualismo.
La storia non poteva dunque che cominciare in una New York che all'epoca della stesura (anni '50) era il simbolo per eccellenza dei successi del capitalismo. Nel mondo di Rand tuttavia l'America sembra aver imboccato la strada di un collettivismo talmente ossessionato nel voler garantire il benessere a chiunque da erodere progressivamente l'iniziativa individuale. Pochi sono veramente consapevoli della natura di questa decadenza, tra cui Dagny Taggart e Hank Rearden, due grandi figure dell'industria così dotate da brillare quasi di luce propria nell'oscurità di chi li circonda. E a fare da eco lontana nel vuoto della loro nobile solitudine un misterioso pirata e una domanda che riecheggia quasi insistente: chi è John Galt?
Ayn Rand descrive i suoi eroi con una passione capace di rapire immediatamente il lettore, facendo risaltare ancor di più queste figure quando le mette a confronto con una società che nella sua sfrenata volontà livellatrice ha prodotto soltanto mostruosità e ridicolo. Certo gli ideali di Rand non sono infallibili (la Rapture di BioShock è un brillante esempio di una realtà che al contrario impazzisce votandosi ad un'Oggettivismo all'ennesima potenza) e l'integrità morale dei suoi protagonisti può farli apparire quasi stereotipati. Il mio consiglio è che come in tutti i sistemi di pensiero bisogna cogliere l'insegnamento che possiamo considerare più valido: i nostri diritti non devono dare per scontato il ruolo che abbiamo nella società, il quale viene determinato soprattutto dal modo con cui disponiamo della nostra capacità e volontà. Semplicemente un capolavoro.






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