Prometeo
non è solo tragedia, ma può essere anche performance. Nel maggio 2012,
all’interno della V edizione della rassegna Milano
incontra la Grecia, è stato presentato al pubblico italiano al Teatro
Studio – Piccolo Teatro un adattamento dello spettacolo Prometheus in Athens, andato in scena il 15 luglio 2010
nell’Anfiteatro di Erode Attico ad Atene.
Prometheus
in Athens è una produzione del collettivo teatrale d’avanguardia Rimini
Protokoll, che riassumono così il loro spettacolo:
“Noi siamo Atene.
Siamo stati scelti perché rappresentiamo
statisticamente la popolazione.
Non siamo attori.
Siamo un protagonista con 103 teste.
La nostra città è il nostro palcoscenico.
I nostri salotti sono i nostri camerini.
Guardiamo la città da 103 prospettive
diverse”.
I progetti dei Rimini Protokoll traggono
origine da situazioni concrete in luoghi specifici e si sviluppano attraverso
processi esplorativi messi in scena da attori non professionisti, gli esperti
della vita quotidiana.
Il testo di Eschilo diventa strumento per
rappresentare la realtà contemporanea anche in termini statistici. Attraverso
una serie di domande alle quali si può rispondere solo sì o no, é stato chiesto
ai partecipanti alla performance, tutti legati in qualche modo alla città di
Atene e rappresentativi della città in base alle statistiche ufficiali, cosa
pensano oggi del mito e della tragedia e in quale tematica del Prometeo si identificano. Sulla scena
c’è la realtà, cioè il tessuto umano della città e lo spettatore-cittadino viene
poi chiamato a riconoscersi e a interrogarsi a sua volta.
Le persone portate sulla scena hanno maturato
una predisposizione alla sofferenza, ma allo stesso tempo si riconoscono in una
condizione di rivolta intransigente. Concepiscono il proprio lavoro come una
continuazione dello “sforzo prometeico” per migliorare il futuro dell’umanità,
oppure fanno rispettare l’autorità dello Stato. C’è anche chi scappa, che pensa
di aver infranto la legge per il bene degli altri o che percepisce le leggi di Dio
come più importanti di quelle della società civile.
Per
Atene sono stati coinvolti 103 cittadini, che hanno restituito l’immagine della
città attraverso il mito di Prometeo e i personaggi che ruotano attorno a lui
nel testo eschileo, attraverso le preferenze dei partecipanti.
A Milano, quattro performer dello spettacolo
originale hanno interagito con un filmato della messa in scena ateniese,
alternando l’indagine statistica con la loro realtà e integrando il filmato con
gli aggiornamenti di ciò che è successo a loro e agli altri esperti dal 2010 al
2012.
Si
è poi cercato di coinvolgere il pubblico ivi presente nell’indagine statistica
con domande ispirate dal testo eschileo: il contemporaneo balza in scena “vivo”
dall’input antico senza soluzione di continuità ed Eschilo continua a “parlare”
all’oggi.
Purtroppo,
al contrario di quanto successo ad Atene, l’esperimento con i milanesi ha avuto
esiti piuttosto tiepidi. In parte non è stato capito che il pubblico diventava
a sua volta un protagonista, dall’altro la stanchezza e la lunghezza dello
spettacolo, facevano applaudire ad ogni domanda, nella speranza che si fosse
giunti alla fine. Non avendo capito il gioco, la performance, di per sé molto
interessante, stava diventando estremamente noiosa. Tuttavia, l’intento di
dimostrare che anche in una comunità minuscola e fatta di sconosciuti, come
quella del teatro, è possibile sperimentare e praticare la democrazia, è
riuscito.
Prometheus in Athens può
quindi essere definito uno spettacolo politico, inteso come della della polis, cioè la città. Le domande suggerite
dalla tragedia di Eschilo, che sembravano profondamente contestualizzate e
“ateniesi”, risuonano a Milano nel 2012: sia per i greci, prostrati dalla
crisi, che seguitano però a interrogarsi e a prendere come esempio la tenacia
di Prometeo, sia per gli italiani, anch’essi incerti sul futuro. Si integrano
antico e contemporaneo, cultura e politica della realtà.
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