Domenica, sotto una pioggia scrosciante, sono andata a vedere una
mostra: Costantino 313 d.C. che si
svolge dal 25 ottobre 2012 al 17 marzo 2013 presso Palazzo Reale a Milano. La
mostra è curata da Gemma Siena e Paolo Biscottini e vanta un ricco elenco di
prestigiosi promotori, collaborazioni e prestatori.
Va detto che la campagna promozionale di questa mostra è minima, anche
perché la tipologia e la tematica, comunque sia, non sono di grande richiamo
sul vasto pubblico. Si tratta, infatti, di una mostra storico-archeologica che
ripercorre le vicende storiche che portarono all’editto di Costantino, la
multiculturalità e tolleranza di quel periodo e sottolinea il ruolo fondamentale
di Elena, madre di Costantino, nella storia. L’apparenza è, quindi, quella di
una mostra per specialisti (leggi: un “polpettone” enorme).
In realtà, invece, è una mostra molto ben fatta. I prestiti sono
importanti, con il giusto numero di pezzi, belli ed interessanti, che vanno da
reperti archeologici, dipinti rinascimentali, arazzi seicenteschi e manufatti
metallici antichi. Personalmente mi sarei aspettata di trovare più oggetti metallici,
tipici della Milano del I secolo d.C., ma si trattava di un mio preconcetto,
che non toglie assolutamente valore alla mostra. I pannelli esplicativi sono
concisi, chiari ed esaurienti. Forse qualche pannello in meno aiuterebbe la
fluidità della fruizione, ma d’altro canto, la specificità dell’argomento
necessita di esaurienti spiegazioni.
Ciò che colpisce è l’apertura mentale e la “contemporaneità” dell’editto.
Come al solito ne avremmo da imparare dagli antichi…
«Quando
noi, Costantino Aŭgusto e Licinio Aŭgusto, felicemente ci incontrammo nei
pressi di Milano, e discutemmo di tutto ciò che attiene al bene pubblico e alla
pubblica sicurezza, questo era quanto ci sembrava di maggior giovamento alla
popolazione, soprattutto che si dovesse regolare le cose concernenti il culto
della divinità, e di concedere anche ai cristiani, come a tutti, la libertà di
seguire la religione preferita, affinché qualsivoglia sia la divinità celeste
possa essere benevola e propizia nei nostri confronti e in quelli di tutti i
nostri sudditi. Ritenemmo pertanto con questa salutare decisione e corretto
giudizio, che non si debba vietare a chicchessia la libera facoltà di aderire,
vuoi alla fede dei cristiani, vuoi a quella religione che ciascuno reputi la
più adatta a se stesso.»
Spiace, però, che
non ci siano riduzioni, tranne che per gli studenti. Avendo lavorato
nell’organizzazione di mostre, so bene quanto sono alti i costi per mettere in
piedi un prodotto di qualità come questo. Non dico, quindi, che tutte le mostre
dovrebbero essere sempre gratuite per tutti. Credo, però, che incentivare anche
gli adulti possessori della tessere del supermercato “tal dei tali” o della
libreria “xy” con un biglietto ridotto, anche di poco, sarebbe, in fin dei
conti, solo un incentivo a visitare una mostra che non è di grande richiamo sul
vasto pubblico.
Nella mostra ci
sono anche molteplici riferimenti a luoghi storico-archeologici di Milano poco
noti o ignorati. Perché non impostare una campagna promozionale che incentivi
la visita di questi luoghi con la mostra? Delle visite guidate a prezzi ridotti
per chi visita la mostra o viceversa, delle “domeniche di Costantino” in cui a
tappe viene visitato volta per volta uno di questi luoghi o… chi più ne ha più
ne metta?
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