domenica 20 gennaio 2013

Cloud Atlas, sinfonia di una ribellione

Cosa sono i limiti se non delle pure convenzioni? Eccomi a riscrivere finalmente di cinema, di cui non si sentiva comunque la mancanza grazie all'ottimo lavoro di Capitan V. E colgo l'occasione per parlare di un film uscito da pochi giorni nelle sale, Cloud Atlas, ispirato al romanzo Atlante delle nuvole di David Mitchell e diretto da ben tre registi: Tom Tykwer che ha diretto Lola corre e Profumo - storia di un assassino e i fratelli Wachowski conosciuti al grande pubblico per la trilogia di Matrix. Detto questo torniamo alla frase d'apertura, perché il lavoro degli autori si è concentrato a rompere gli schemi tradizionali della narrazione per raccontare qualcosa di talmente interiorizzato nell'uomo da superare le dimensioni del tempo e dello spazio. Scopriamo come.

Cloud Atlas non si accontenta di presentare una storia, ma ce ne offre ben sei. Ogni vicenda è ambientata in un periodo diverso compreso tra la metà del XIX secolo e l'anno 2321, ma tutte condividono uno stesso denominatore che ricorda anche la figura dell'Atlante del titolo, ovvero la sublimazione dell'uomo attraverso la sua ribellione da uno stato di oppressione.
A rendere più interessante, oltre che complicato, lo svolgimento della trama non sarà tanto la differenza tra generi dei singoli episodi, che vanno dal romanzo storico al drammatico, dal thriller alla commedia per finire con l'ambientazione futuristica e finanche post-apocalittica. Ciò che caratterizza maggiormente il film è invece la scelta di alternare le storie in un ordine per nulla lineare e con un ritmo a volte così serrato e sfuggente da farci credere di stare facendo lo zapping col telecomando.
All'inizio questo tipo di espediente può scoraggiare lo spettatore, lasciandolo confuso e allontanando la sua immedesimazione con dei personaggi che non riesce quasi mai ad afferrare del tutto. E questo perché l'opera non vuole essere avvicinata dai singoli elementi (ricorrenti in più di una storia, attori compresi), ma abbracciandola in una totalità che tenta di comunicare l'eternità di un sentimento come la rivolta valido in qualunque situazione o contesto.
Dopo lo smarrimento iniziale, a patto di riuscire ad intuire in tempo il filo conduttore della pellicola, i pezzi infatti arrivano combaciare in modo sempre più coerente, dandoci l'impressione di vivere in fondo un'unica grande avventura scandita da un'ottima colonna sonora e da un grande cast composto da nomi come Hale Barry, Hugh Grant e soprattutto un Tom Hanks che è riuscito ad interpretare dei personaggi quasi irriconoscibili tra loro. E con i fratelli Wachowski che si sono occupati degli episodi futuristici non poteva mancare l'omaggio al grande cinema di fantascienza come Blade Runner e persino l'anime Neon Genesis Evangelion (la cui nel-Tokyo 3 ricorda moltissimo la Neo Seoul del film) per concludere con l'occhiolino a Matrix, ripescando Hugo Weaving nella parte dell'eterno malvagio in vesti anche molto singolari. Splendidamente visionario.


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