Il ministro britannico per l'Agricoltura, Owen Paterson, lo ha definito un "complotto internazionale criminale" e ha promesso di punire severamente i responsabili. Il motivo? La scoperta che degli hamburger di manzo surgelati venduti nei supermercati inglesi e irlandesi sono composti in realtà da carne equina. Un vero e proprio orrore per le nazioni anglosassoni, dove il cavallo gode di un rispetto paragonabile a quello degli animali domestici più comuni. Lo scandalo delle carni non riguarda soltanto dei palati più esigenti di altri, ma ha delle implicazioni molto più serie.
Intanto questo imbarazzante pasticcio della grande distribuzione non si è circoscritto alle isole britanniche, manifestandosi anche in Francia, Spagna e Italia, dove il consumo di carne equina è tra i più alti in Europa e i NAS da qualche giorno sono già all'opera per rilevare eventuali casi di frode su prodotti come il marchio Buitoni.
I nomi coinvolti nello scandalo saltano subito all'occhio: Findus e Nestlé, dei marchi che abbiamo imparato a conoscere con dei personaggi che fanno ormai parte del nostro immaginario collettivo come il Capitano dei bastoncini o Quicky Bunny e che in questa crisi temono di vedere compromessa la propria reputazione. Quello che mette in difficoltà queste aziende è soprattutto il gioco al rimbalzo delle accuse che pare rievocare la canzoncina della fiera dell'est, con la Findus che accusa il produttore francese Comingel, che se la prende con la connazionale Spanghero, che punta il dito contro la società rumena da cui avrebbe acquistato la carne.
Neppure l'Unione Europea può uscire indenne dalla controversia che ha mostrato un mercato unico con seri deficit di trasparenza e controlli a livello comunitario, il che farà probabilmente discutere sulla qualità del livello d'integrazione tra i vari Paesi (i soggetti sono tutti comunitari) e sull'adozione di nuove misure anche per giustificare la consistente fetta del bilancio Ue destinato ai contributi per il settore agricolo.
Il problema del resto non è tanto la presenza di carne equina in prodotti destinati alla grande distribuzione - il suo consumo viene anche consigliato per le sue ricche proprietà di ferro, ma il fatto una sicurezza così approssimativa da parte di soggetti considerati sulla carta affidabili solleva una più che legittima preoccupazione sulla natura di ciò che mangiamo. E questo in relazione anche ai passaggi che ci sono stati prima di avere il piatto sulla nostra tavola, che quando sono di numero elevato aumentano il rischio di allentamento dei controlli o la tendenza a risparmiare sui costi di questo processo scegliendo dei prodotti il cui costo inferiore è motivato da chissà quali compromessi (come il ricorso ad animali malati o trattati con sostanze pericolosissime per l'uomo come la fenilbutazone che può causare anemia o leucemia).
Più che di allarmismi sullo stile della mucca pazza o dell'influenza aviaria, c'è bisogno che questa faccenda sia da monito per l'Unione e la spinga a chiedere maggiori responsabilità e attenzione da imprenditori che come in questo caso non sempre si meritano i generosi soldi che ricevono.
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