mercoledì 13 febbraio 2013

Villa Necchi Campiglio: Il fascino discreto della (alta) borghesia meneghina

La settimana scorsa vi avevo raccontato di una deliziosa caffetteria nascosta nelle viuzze di Milano,che è ospitata nel giardino d’inverno di una splendida villa novecentesca. Ma che villa è? Parliamo di Villa Necchi Campiglio, di proprietà del FAI che fa parte del circuito delle Case-Museo di Milano:



Villa Necchi Campiglio

Via Mozart 14 - 20122 Milano

Tel. 02 76340121




Pervenuta in proprietà al FAI grazie alla generosità di Gigina Necchi Campiglio e Nedda Necchi – 2001



Orari di apertura: da mercoledì a domenica, 10.00-18.00.

Ultimo ingresso quarantacinque minuti prima della chiusura.

Le visite alla Casa Museo si svolgono solo con l'accompagnamento di una guida e fino ad esaurimento posti.



La villa viene realizzata in piena epoca fascista dall’architetto Piero Portaluppi, artista “di grido” nella Milano dell’epoca, per Angelo Campiglio, sua moglie Gigina Necchi e sua cognata Nedda Necchi (eh sì, sono proprio i Necchi delle macchine da cucire).

Un architetto, quindi, all’avanguardia dal punto di vista estetico lavora per l’alta borghesia industriale lombarda, una classe sì agiata, ma anche al passo con i tempi, se non all’avanguardia, attenta alle novità e tenace lavoratrice, insomma quella classe sociale che contribuirà a rendere poi il made in Italy quello che è.

Dopo la guerra, forse per rinnovare gli ambienti, forse per allontanarsi da uno stile “di regime”, i padroni di casa decidono di far interviene Tommaso Buzzi, che renderà gli spazi più classici, anzi, addirittura neoclassici e tradizionali.

Sia Portaluppi che Buzzi saranno però ben più che architetti: si occuperanno anche di progettare, arredare e creare i complementi d’arredo per gli interni, inserendosi così in quella serie di primi proto-designer, come Gio Ponti, Franco Albini, Zanuso, i fratelli Castiglioni o Munari, giusto per citarne qualcuno, che contribuiranno a rendere Milano la capitale del design.

La villa è, quindi, uno straordinario esempio di architettura, design e arti applicate del periodo intorno alla seconda guerra mondiale, ma è anche esemplare dal punto di vista storico per raccontare, attraverso gli ambienti casalinghi, di rappresentanza e “di lavoro” la vita quotidiana dell’alta società milanese. In particolare, oltre al lussurioso giardino completo di piscina e campi da tennis, è da segnalare particolarmente la biblioteca e il giardino d’inverno (per la cronaca, ne voglio uno uguale nella casa che avrò quando sarò ricca e famosa, n.d.a.).

La dettagliata visita guidata, obbligatoria, ma compresa nel prezzo del biglietto d’ingresso, consentono di apprezzare al meglio la ricchezza di questa villa. Certo, se il personale fosse anche gentile e disponibile sarebbe perfetto, ma perché chiedere troppo?!?

Come se non bastasse, tutta questa meraviglia e ricchezza è completata da due collezioni d’arte: la collezione Alighiero ed Emilietta de’ Micheli e la collezione Claudia Gian Ferrari, importantissima collezionista e gallerista milanese, di opere italiane del XX secolo.





E se, soprattutto gli amici cinefili, fossero assaliti da una strana sensazione di dejà vu? Niente paura, di sicuro avrete visto il film Io sono l’Amore di Luca Guadagnini del 2010 con la eterea Tilda Swinton girato nella villa.




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