La settimana scorsa vi avevo raccontato di una deliziosa caffetteria
nascosta nelle viuzze di Milano,che è ospitata nel giardino d’inverno di una
splendida villa novecentesca. Ma che villa è? Parliamo di Villa Necchi
Campiglio, di proprietà del FAI che fa parte del circuito delle Case-Museo di Milano:
Villa Necchi Campiglio
Via Mozart 14 - 20122 Milano
Tel. 02 76340121
Pervenuta in proprietà al FAI grazie alla generosità di Gigina Necchi Campiglio
e Nedda Necchi – 2001
Orari di apertura: da mercoledì
a domenica, 10.00-18.00.
Ultimo ingresso quarantacinque minuti prima della chiusura.
Le visite alla Casa Museo si
svolgono solo con l'accompagnamento di una guida e fino ad esaurimento posti.
La villa viene realizzata in
piena epoca fascista dall’architetto Piero Portaluppi, artista “di grido” nella
Milano dell’epoca, per Angelo Campiglio, sua moglie Gigina Necchi e sua cognata
Nedda Necchi (eh sì, sono proprio i Necchi delle macchine da cucire).
Un architetto, quindi,
all’avanguardia dal punto di vista estetico lavora per l’alta borghesia
industriale lombarda, una classe sì agiata, ma anche al passo con i tempi, se
non all’avanguardia, attenta alle novità e tenace lavoratrice, insomma quella
classe sociale che contribuirà a rendere poi il made in Italy quello che è.
Dopo la guerra, forse per rinnovare
gli ambienti, forse per allontanarsi da uno stile “di regime”, i padroni di
casa decidono di far interviene Tommaso Buzzi, che renderà gli spazi più
classici, anzi, addirittura neoclassici e tradizionali.
Sia Portaluppi che Buzzi
saranno però ben più che architetti: si occuperanno anche di progettare,
arredare e creare i complementi d’arredo per gli interni, inserendosi così in
quella serie di primi proto-designer,
come Gio Ponti, Franco Albini, Zanuso, i fratelli Castiglioni o Munari,
giusto per citarne qualcuno, che
contribuiranno a rendere Milano la capitale del design.
La villa è, quindi, uno
straordinario esempio di architettura, design e arti applicate del periodo
intorno alla seconda guerra mondiale, ma è anche esemplare dal punto di vista
storico per raccontare, attraverso gli ambienti casalinghi, di rappresentanza e
“di lavoro” la vita quotidiana dell’alta società milanese. In particolare,
oltre al lussurioso giardino completo di piscina e campi da tennis, è da
segnalare particolarmente la biblioteca e il giardino d’inverno (per la
cronaca, ne voglio uno uguale nella casa che avrò quando sarò ricca e famosa, n.d.a.).
La dettagliata visita guidata,
obbligatoria, ma compresa nel prezzo del biglietto d’ingresso, consentono di
apprezzare al meglio la ricchezza di questa villa. Certo, se il personale fosse
anche gentile e disponibile sarebbe perfetto, ma perché chiedere troppo?!?
Come se non bastasse, tutta
questa meraviglia e ricchezza è completata da due collezioni d’arte: la collezione
Alighiero ed Emilietta de’ Micheli e la collezione Claudia Gian Ferrari,
importantissima collezionista e gallerista milanese, di opere italiane del XX
secolo.
E se, soprattutto gli amici cinefili, fossero assaliti da una strana
sensazione di dejà vu? Niente paura,
di sicuro avrete visto il film Io sono l’Amore di
Luca Guadagnini del 2010 con la eterea Tilda Swinton girato nella villa.
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