lunedì 25 marzo 2013

Repubblica Centrafricana - La fuga del presidente Bozizé umilia l'Unione Africana

Alla fine i ribelli hanno deciso di toglierlo di mezzo. Sono bastate poche ore a spazzare via mesi di trattative politiche tra il presidente François Bozizé e Seleka, la coalizione dei miliziani provenienti dalle regioni settentrionali del Paese che questa domenica ha invaso la capitale Bangui. Qui i rivoltosi hanno occupato immediatamente il palazzo presidenziale, ma di Bozizé nel frattempo si era già persa traccia essendo questi fuggito nella vicina Repubblica Democatica del Congo (RDC).

Agli uomini di Seleka in fondo importa poco o nulla di mettere le mani su Bozizé, che volevano comunque deporre da quando si erano resi conto che le loro forze surclassavano di parecchio le demoralizzate e mal equipaggiate truppe governative. La loro lotta era scoppiata infatti a seguito di uno dei tanti colpi di stato che come succede spesso in questi casi aveva lasciato tanti combattenti in cerca di un nuovo impiego, magari con un inserimento nell'esercito regolare ed eventualmente un compenso per i servigi di un tempo. Peccato che il governo di Bozizé, ultimo golpista di una lunga serie, avesse temporeggiato troppo a lungo in accordi che i ribelli sentivano sempre come disattesi o solo come pretesto per guadagnare tempo e nuovi rinforzi. Finché domenica le regole del gioco sono state forzate e hanno portato al vertice dello Stato, Michel Djotodia, un ex funzionario degli Esteri che come prima cosa ha imposto il coprifuoco su tutto il territorio nazionale e ha confermato la nomina di Nicolas Tiangaye nel ruolo di premier come era stato deciso nella pace che era stata firmata a gennaio.
Le sfide del nuovo governo non saranno semplici. Innanzitutto bisognerà placare l'agitazione dei militari, che appartengono prevalentemente alla minoranza musulmana del nord e stanno già infierendo su una popolazione il cui livello di povertà e sottosviluppo nonostante i ricchissimi giacimenti di oro, uranio, ferro e diamanti del Paese è ancora uno dei più alti del pianeta. Non è un caso che tantissime persone stiano riparando negli Stati limitrofi, che non brillano certo per stabilità come la stessa RDC con la minaccia interna del movimento M23. Al danno della caduta di Bozizé e della sconfitta delle truppe dell'Unione Africana (Sudafrica in testa) venute in suo soccorso, sintomo questo della relativa debolezza delle istituzioni panafricane, si aggiunge la beffa dell'ingresso nel conflitto dell'antica madrepatria francese che si era tenuta fuori per via del suo impegno in Mali e difficilmente potrà colmare da sola una voragine più pericolosa di quello che sembra.

Nessun commento:

Posta un commento