giovedì 2 maggio 2013

Il cinema anarchico e visionario di Rob Zombie: Le streghe di Salem

Il male vi sazierà, vi circonderà e vi annienterà...

Il cinema anarchico e visionario trova uno sfogo scatenato in una mente geniale che sintetizza uno stile di età contemporanea a metà strada tra Dario Argento, Stanley Kubrick e Henry Kenneth Alfred Russell. Stiamo parlando di Rob Zombie, il regista del film Le streghe di Salem.

La rocker Heidi lavora come DJ per un'emittente radio locale e forma il Big H Radio insieme a Whitey e Munster Herman. Arriva in radio un misterioso disco in vinile ad Heidi, spedito dai "Lord". La ragazza pensa si tratti di una nuova rock band in cerca di visibilità, ma appena ascolta il disco con Whitey, questo inizia a suonare al contrario ed Heidi rivive il flashback di un trauma del passato. Quando più tardi Whitey riascolta il disco, da lui rinominati "Lords of Salem", con sorpresa la canzone si sente normalmente e diventa una grande hit tra gli ascoltatori della radio. Successivamente i Lord ringraziano la radio con biglietti gratuiti e dei poster per un evento a Salem. Heidi ed i suoi amici però si ritrovano in una situazione ben diversa dallo spettacolo che si aspettavano.

I cromatismi demoniaci e stridenti di Dario Argento, il contesto reale delle storie tessuto costituito da immagini e musica, elementi fondamentale per veicolare emozioni nello spettatore, e l'attenzione ad ogni singola inquadratura (abitudine di Kubrickiana maniera) fusi con l'anarchia di Kenneth Alfred Russell ed elevati e aggiornati ad uno stile contemporaneo oscuro e violento sono la vera essenza di questo film e del lavoro di Zombie.

L'influenza più significativa a nostro avviso però proviene dal cinema di Dario Argento: Le streghe di Salem rappresentano una sorta di evoluzione che Rob Zombie ci presenta del classico Suspiria.
Non solo le ambientazioni richiamano al grande capolavoro del 1977, vedi il palazzo formato da più appartamenti stile hotel, ma addirittura assistiamo a dei cambi di cromatismo improvviso (come nella scena in cui Heidi entra nella maledetta stanza numero 5 incontrando la versione contemporanea del demonio partorita dalla mente di Zombie) tipici di quel film a cui rende omaggio essendone un involontario possibile reboot.
In un certo senso il regista ci mostra cosa giaceva dietro alle tre Madri (stesso numero delle gestori di quel palazzo) evolvendole, approfondendone i ruoli, mettendoci a contatto con una dimensione demoniaca di nuova generazione delineata con uno stile tipicamente grezzo con cui entra con decisione e violenza, scendendo negli abissi più sfrenati dell'Inferno.

Da non perdere.


  


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