Chi si
sognerebbe mai di regalare un fucile ad un bambino? In America succede, signori
miei, ed esiste persino un’industria che per venire incontro al gusto dei più
piccini le decora e colora come dei giocattoli che quando sparano però non
offendono meno di quelle dei grandi. E talvolta uccidono com’è successo nel
lontano Kentucky, antica terra di frontiera e di orgoglio un po’ incosciente che
ha spinto la mano di un genitore ad armare per gioco quella del figlio di
cinque anni, il quale sempre per gioco ha sparato con il suo Crickett alla
sorellina di due (Caroline) e purtroppo per lei la morte non volle stare allo
scherzo.
Questa
storia deve essere un gran smacco per il presidente e la sua lotta contro le
armi che aveva fatto versare tante lacrime, unendo il popolo in una sola voce
per dire basta ad un commercio a lungo fuori controllo. A parole la strada
pareva spianata e anche le Nazioni Unite con il loro trattato sulle armi fresco
di convalida ne aveva dato di vento in poppa alla causa. Ma non appena si era
smorzata la commozione e con essa la guardia, i seguaci del grilletto
profittando anche dell’infamia di chi aveva guastato la festa a Boston tornarono
alla riscossa per dare battaglia contro Obama.
La resa
dei conti in Senato infatti non andò bene alla Casa Bianca e per una manciata
di voti le leggi su un maggior controllo nella vendita di pistole furono rispedite
al mittente. Il presidente stesso si vergognava di questa nera giornata e annunciava
che non si sarebbe arreso, tanto meno di fronte al coro che lo accusa di ledere
un diritto pari al voto o alla libertà d’espressione. Il dibattito dunque riprende
tra i soliti tira e molla che finiranno chissà quando, mentre bambine come
Caroline o il suo fratellino (e sono tanti) prima ancora di saper contare o aver
idea delle proprie azioni si rendono protagonisti d’inconsapevoli tragedie.
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