mercoledì 15 maggio 2013

Italia - Napoli: due turisti per caso

Napoli, il mare e la luce, nell'immaginario di uno dei due turisti 
Il nostro Paese è universalmente riconosciuto per il suo valore artistico, naturalistico e paesaggistico ma molto spesso noi italiani siamo anche i meno informati e i meno curiosi nello scoprire le bellezze dell'Italia.
Così non è stato per due turisti che per la prima volta hanno visitato Napoli, la famosissima città di Totò, Sofia Loren, Maradona e Cavani.
Non è giusto etichettare convenzionalmente Napoli solo per la presenza di una diffusa criminalità organizzata, la città merita questa piacevole osservazione smaliziata che due persone, che ne hanno apprezzato la poesia, hanno gentilmente concesso di condividere con noi.
Eccone la preziosa testimonianza:

"Sveglia all'alba (4:30), il treno IC partiva alle 7:03 da Latina direzione Napoli Centrale. Tante le emozioni e le aspettative per me che ho viaggiato in lungo e in largo ma che non avevo mai visto il capoluogo Campano. 
All'arrivo una stazione spaziosa e soleggiata non ha potuto che farmi subito percepire che stavamo nel mezzogiorno, immensa la quantità di sole e di luce che ci hanno di fatto dato il benvenuto all'inizio della nostra meravigliosa gita.
Iniziamo finalmente a fare i turisti: la prima tappa? Beh necessariamente la colazione con uno dei dolci più affascinanti, il Babà . Una derivazione di un dolce a lievitazione naturale originario della Polonia (babka ponczowa). Utilizzato dai cuochi francesi, il "baba" ha assunto l'accento sulla sillaba finale, mentre i napoletani gli hanno raddoppiato la consonante. Questo il dolce che ha soddisfatto il nostro piacere ma non potevamo essere certo indifferenti alle altre meraviglie che erano presenti su quei banconi: le sfogliatelle, i cannoli e gli innumerevoli tipi di frolle.


Ma gli innumerevoli posti che ci eravamo programmati di vedere non ci avrebbero mai permesso una degustazione completa e quindi via verso la seconda tappa:il Duomo.
Il percorso ci porta in via Umberto I chiamato dai napoletani, O Rettifilo...arrivando in piazza Nicola Amore girando poi per via Duomo, la meraviglia in queste zone è però intervallata da un po'di perplessità visto un certo degrado che Napoli non meriterebbe. Ma lo stupore vero e proprio arriva una volta entrati all'interno: tanta la maestosità e la bellezza domandandoci quale di queste realtà fosse quella appartenente alla città se quella della bellezza suprema dei suoi monumenti oppure quella del degrado e del'immondizia in strada. 
San Gennaro, il patrono della città, ci attendeva in una parte del Duomo costruita apposta per lui e devo ammettere che una certa atmosfera si respirava pur non avendo io una fede poi così solida.


Ma il bello, l'apice della nostra giornata è statanapoli sotterranea senza dubbio la visita a Napoli sotterranea...siamo scesi letteralmente nel ventre della città. Napoli sotterranea è un complesso di cunicoli e cavità scavate nel tufo poste nel sottosuolo; vi si trovano soprattutto innumerevoli forme di ambienti ed architetture classiche, greche e romane.
Propriamente Napoli sotterranea è il nome dell'associazione costituita dallo spelologo Vincenzo Albertini che si occupa della parte di acquedotto e delle cisterne accessibili da piazza San Gaetano e della parte visitabile del teatro dell'Anticaglia. Ci siamo ritrovati in una serie di cunicoli scavati nel tufo giallo servito successivamente per costruire la città sovrastante. Venivano creati dei pozzi che generavano caverne scavate per tirar fuori questo particolare materiale. Successivamente questi spazi sotterranei vennero utilizzati come cisterne e rifornimenti di acqua potabile e successivamente come discariche e come bunker.
In aggiunta è importante ricordare l'anfiteatro romano compreso nel giro: non è una costruzione a se, la componente che lascia basiti è il fatto che è stato letteralmente incorporata nell'architettura della città. All'interno di questo anfiteatro particolari risultano le teche storiche contenenti piccoli presepi.

A pranzo come non gustare la famosissima pizza margherita, un'amica che ha risieduto in città ci ha fornito dettagli ed indicazioni: questo nella giornata è stato forse l'unico momento di vero relax, ma certamente il momento forse più interessante nello studio delle abitudini cittadine. Abbiamo potuto intravedere qualche momento di vita quotidiana: gente che va e viene nei vicoletti caratteristici con una serie innumerevole di negozi di artigianato.
Mi ha colpito soprattutto l'ordine e la pulizia del locale in cui abbiamo mangiato e l'attenzione verso i dettagli, verso la conservazione del folclore della città.

E' ormai sera, la stanchezza e la contentezza si alternano è ora di un buon caffè! Non di uno qualsiasi ma del vero caffè napoletano, il migliore di tutti.
Intorno, negozi di presepi e souvenir avvolti in una magica atmosfera.



Arriviamo fino a Palazzo Reale: la nostra guida elettronica inizia a spiegarci la storia di questo palazzo, nel corso della sua storia, il palazzo divenne la residenza dei viceré spagnoli, poi di quelli austriaci e, in seguito, dei re di casa Borbone. Dopo l'Unità d'Italia fu nominata residenza napoletana dei sovrani di casa Savoia. 

E'ormai ora di tornare verso la stazione, la giornata volge al termine. Noi stanchissimi ma soddisfatti ci dirigiamo verso Piazza del Plebiscito fuori dal Palazzo Reale e da li abbiamo ripreso la via verso casa.

Nel percorso di ritorno abbiamo visitato: San Francesco di Paola, il Gesù Nuovo (che nel frattempo aveva riaperto) e Santa Chiara. 
In San Francesco c'è messa e in silenzio, in rispetto del momento, rimaniamo un po'ad osservarne l'architettura: la più imponente chiesa italiana del periodo neoclassico voluta da Ferdinando I delle due Sicilie.

Le nostre energie ormai terminate ci inducono ad accelerare il giro, ci incamminiamo verso la Stazione Centrale. Il tempo non ci ha purtroppo consentito di vedere il mare ma è nostra volontà quella di tornare per goderci le altre meraviglie.

Il tempo corre, la sera ormai è giunta e la notte ha preso il sopravvento. La nostra soddisfazione è pari solo alla nostra stanchezza che non ci ha consentito di poter godere a pieno delle tante botteghe ormai chiuse ma cariche di oggetti folcloristici.

Di nuovo alla stazione non possiamo non pensare ai numerosi amici lasciati, in una nota pasticceria ci siamo così dedicati alla scelta di tante cose buone da riportare a casa. 


Inebriati da quei colori, da quelle atmosfere e da quel profumo di costume italiano, un buon costume, in totale relax attendiamo il treno di ritorno.

Nella riflessione sulla giornata non poteva mancare Pulcinella, la personificazione di questa città. La maschera di Pulcinella come la conosciamo oggi, è stata inventata ufficialmente a Napoli dall'attore Silvio Fiorillo nella seconda metà del Cinquecento, ma il suo costume moderno fu inventato nell'Ottocento da Antonio Petito. Infatti, in origine, la maschera di Fiorillo indossava un cappello bicorno (diverso da quello attuale "a pan di zucchero") e portava barba e baffi. Un personaggio stravagante come Napoli, affascinate, ma espressione forse di quel...Tiramo a campà...tipico del costume italiano, quello che spasso purtroppo si respira in questo luogo incantevole, ripeto incantevole e ahimè carico di pregiudizi.



















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