Negli ultimi mesi si sono registrate infatti almeno settecento giovani che hanno subito un'intossicazione da gas mentre si trovavano a scuola. Ai talebani non va giù che le sia stato restituito un diritto quale l'istruzione che loro gli avevano invece negato completamente durante il dominio tra il 1996 e il 2001. E ora che gli americani iniziano ad abbandonare il Paese, i talebani provano a contrattaccare prendendo di mira i simboli di una modernizzazione indigesta. Uno dei bersagli più sensibili sono proprio le studentesse, che hanno subito ripetuti attacchi da parte dei terroristi nell'estremo tentativo di convincere le altre a rimanere nell'ignoranza piuttosto che rischiare la vita.
Il caso più eclatante al riguardo è stato quello di Malala Yousafzai, una giovane pakistana che teneva persino un blog dove raccontava della sua difficile esistenza finché un giorno i talebani l'hanno crivellata di colpi neanche fosse Sonny Corleone. Malala era comunque sopravvissuta e ha da poco ricominciato ad andare a scuola, sebbene ora lo sta facendo nel più sicuro Regno Unito.
Le cose non vanno meglio in Afghanistan, dove il controllo delle autorità essendo ancora minore fa moltiplicare il numero di restrizioni imposto alle donne, specie nell'ambito dell'istruzione. Il che è davvero un peccato anche perché l'eredità culturale dell'Afghanistan avrebbe di suo parecchie cose da condividere assieme a loro. Si pensi al luogo dove sono avvenuti i fatti di oggi, la città di Mazar-i-Shafir che è stata antica tappa carovaniera della Via della Seta e prossima alla città di Balkh (che dà il nome all'intera provincia), la capitale del regno greco-battriano sorto dalle ceneri del gigantesco impero di Alessandro Magno. Una memoria che l'ignoranza dei talebani - che si ricorda sono stati capaci di aver fatto saltare in aria i Buddha di Bamiyan - non esiterebbe a far scomparire di pari passo alla dignità del suo popolo (e delle sue donne).
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