Dopo il fantastico articolo di Lord Aexar ecco un piccolo approfondimento sul film di Spielberg.
L’uomo da solo non può cambiare il volto di una
nazione ma grande è la forza della vera democrazia.
Questa è la premessa
dell’ultima fatica cinematografica di Steven Spielberg: Lincoln.
Al centro della vicenda l’abolizione della schiavitù
ottenuta grazie al Tredicesimo Emendamento della Costituzione e tutte quelle eventi
politici legati ai giorni precedenti al voto nel gennaio 1865.
Merito di questo regista l’aver descritto con così
grande scrupolosità i limiti e le difficoltà della vita democratica di un
Paese, ci ha di fatto spiegato la sistema di oggi utilizzando un fatto storico
troppo spesso trascurato a discapito di immagini spettacolari fatte di epiche
battaglie e azione a non finire.
Una visione lucida, realistica e smitizzata, questi
gli elementi con i quali Spielberg di fatto ci descrive la componente umana del
personaggio Lincoln che fa da coprotagonista al tema principale: il sogno
democratico.
Questo episodio ristretto sul quale il regista
sembra soffermarsi ci viene presentato in modo dettagliato, è concepito infatti
come la fase cruciale di un conflitto volutamente non rappresentato con fucili
e sparatorie, come di solito ci si aspetterebbe, ma attraverso un’analisi di
tutti quei meccanismi, anche i più sporchi come la compravendita di
parlamentari tema così tanto attuale anche ai giorni nostri, che compongono il
dibattito democratico all’interno di un Parlamento.
Il Presidente infatti svolge la sua azione ben
consapevole del male che ha di fronte e non si fa scrupoli: forza la mano per
costringere talvolta i suoi collaboratori a una politica che sacrifichi il
quieto vivere a tutto vantaggio del progresso civile e culturale degli Stati
Uniti. La sfida vinta e che sembra aver affascinato Spielberg è stata quella di
riuscire a mostrarci un uomo, maturo, sicuro, sereno, nonostante i grandi
problemi personali, ma che nella sua linea politica non aveva altra scelta, una
persona pronta a fare qualsiasi cosa per un giusto motivo, anche rischiare di
sobbarcarsi la reputazione di dittatore nella parte non repubblicana del
Paese.
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