lunedì 15 luglio 2013

Italia - Kyenge e gli altri bersagli facili dei vigliacchi

"La Kyenge somiglia ad un orango... Ma no, scherzavo. Sarebbe un'ottima ministra, in Congo". Non so se Roberto Calderoli abbia dato il peggio di sé nella gaffe o nella successiva correzione. Il punto è che alla fine torniamo sempre al solito discorso esteso purtroppo ben oltre i confini ultimamente sempre più ristretti del popolo leghista. Ossia che una delle ragioni cruciali dei problemi di questo Paese è il fatto di avere al governo una persona che qualcuno definirebbe al meglio 'abbronzata'.




Prima di Calderoli, l'attuale vicepresidente del Senato tanto per rendere ancora più chiaro il suo senso di responsabilità, sappiamo infatti che ci sono state molte altre manifestazioni di odio verso la Kyenge, sfiorando in alcuni casi l'istigazione all'omicidio. Non dico poi le decine d'immagini spazzatura che circolano su Facebook e altrove contro la cosiddetta 'negra', tra cui un montaggio che la ritraeva assieme alla Boldrini - etichettata forse perché modello di donna emancipata come 'troia' - invitando entrambe senza troppa cortesia ad andarsene dall'Italia. Bene e poi che dovrebbe succedere: il ritorno del posto fisso, della casa al mare e delle mezze stagioni?
Al ritorno della politica dopo la parentesi tecnica è seguito quello della tentazione di sviare l'attenzione dai veri responsabili di questa crisi verso soggetti più vulnerabili di altri. Ancora meglio se hanno la pelle di un colore diverso oppure hanno l'impudenza di non volersi adeguare alla massa di dirigenti che vorrebbero restare grigi e tranquilli a perseguire i loro interessi.
Ecco che allora come per magia si mettono da parte situazioni imbarazzanti come le Camere ed un governo intimiditi da un Berlusconi che minaccia di far cadere tutto se non lo salvano dai processi oppure le figuracce internazionali raccolte da Alfano e non solo nel caso Ablyazov. E che dire delle tante nomine discutibili nell'esecutivo tra sottosegretari, commissioni e commissari tra i quali abbiamo quello dell'Ilva Enrico Bondi (fino a poco prima amministratore delegato della stessa azienda), il quale oggi ha detto la sua riguardo ai tumori che hanno colpito la popolazione di Taranto. Secondo lui e contro il parere dello stesso ministero della Sanità il male sarebbe stato causato più dal tabacco e dall'alcolismo che dall'inquinamento degli impianti (cavolo, quanti bambini viziosi da quelle parti...). A tentare di farsi una ragione sul perché di un'incompetenza e leggerezza così diffusa verrebbero troppi mal di testa. Molto più semplice prendersela col diverso. 

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