giovedì 1 agosto 2013

Arabia Saudita - Scrive su Facebook e rischia la morte. L'odissea di Raif Badawi

Aveva semplicemente posto un interrogativo sul ruolo della religione nel suo paese per ritrovarsi ad un passo dalla condanna a morte. È successo in Arabia Saudita, terra di petrolio e sceicchi superricchi, ma anche delle donne che non possono guidare e vengono controllate col GPS e di un islam che non esita a spazzare via chiunque minacci la sua cosiddetta integrità, specie se si tratta di un giornalista come Raif Badawi.

Badawi è infatti il fondatore di un sito internet chiamato 'Free Saudi liberals', uno spazio di discussione in cui oltre al ruolo della religione in Arabia Saudita erano state criticate figure importanti come il Gran Muftì, la massima autorità in fatto di legge islamica. Così un bel giorno dello scorso anno questo giovane blogger è stato arrestato con l'accusa di aver offeso la morale e i suoi più alti esponenti.
Le prove contro di lui provengono soprattutto dai social network, dove avrebbe osato mettere un like per una pagina di un cristiano su Facebook, invocando sulla stessa piattaforma una 'giornata progressista' in Arabia Saudita.
Per poco Badawi in conseguenza delle accuse mosse contro di lui non ha rischiato di essere giustiziato perché creduto un apostata, ossia di aver abbandonato la fede musulmana che per legge è vietato. Grazie all'intervento della moglie le autorità non hanno però riscontrato dubbi  circa la sua appartenenza religiosa, 'riducendo' allora la punizione a sette anni di carcere accompagnate dalla modica cifra di seicento frustate e ovviamente la chiusura del suo sito. Tutto questo solo per un like e qualche commento su Facebook.

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