venerdì 13 settembre 2013

Cina - La guerra tra popolo e demolizioni forzate

Qualcuno si è mai chiesto cosa sarebbe accaduto se una vicenda come quella di Gezi Park fosse scoppiata in Cina? Per gli stessi cinesi non è difficile rispondere visto che demolizioni del genere sono all'ordine del giorno e la violenza delle piazze d'Istanbul impallidisce davanti a quanto sono capaci le autorità (pseudo-) comuniste. A rendere bene l'idea ci pensa una recentissima denuncia di Amnesty International sul villaggio di Ba Guo, non lontano dalla capitale Beijing...
Negli ultimi anni infatti gli abitanti di questo piccolo agglomerato sono stati costretti a lasciare le loro abitazioni per fare posto a progetti urbani di tipo commerciale. Oltre all'ingiustizia di non ricevere una giusta compensazione al loro spostamento, la gente talvolta subiva l'umiliazione di essere sgomberata con la forza da agenti che si comportavano non troppo diversamente dalle peggiori bande criminali. 
Il fenomeno delle demolizioni forzate che purtroppo non è un fulmine a ciel sereno si è intensificato soprattutto nel periodo antecedente le Olimpiadi del 2008. Da allora per fare bella figura ai riflettori del mondo il governo cinese diede il via ad una serie di pianificazioni faraoniche che per essere realizzate facevano tabula rasa di case, quartieri o interi paesi che avevano la disgrazia di trovarsi sul loro cammino. 
Ovviamente tutto questo veniva fatto senza che ci si curasse minimamente delle persone interessate che nelle poche volte in cui si opponevano all'arbitrarietà dei governanti pagavano la loro "indiscrezione" finendo arrestati e torturati come Ni Yulan, un avvocato per i diritti civili che avendo accettato di difendere gli sfrattati e documentare gli abusi delle autorità venne gettata in cella e ridotta sulla sedia a rotelle a causa dei maltrattamenti.
Potrebbe andare peggio? Certo che sì perché solo lo scorso anno c'è stato più di un episodio (su migliaia di casi analoghi) molto più cruento tra cui quello di Li Baolin, allevatore dell'Heilongjiang che durante una protesta per la distruzione della sua casa venne schiacciato dalla cucchiaia di una scavatrice. Oppure dell'uomo di Changsha ucciso da un rullo compressore reo di non aver accettato l'elemosina che gli avevano offerto per lasciare la sua proprietà. E una donna sfrattata dello Yunnan addirittura si è fatta esplodere di fronte ad un ufficio governativo per la disperazione. 
Il governo ha provato a correre ai ripari votando due anni fa una legge che garantisca il giusto compenso ai proprietari di case destinate alla demolizione e limiti le violenze. Ma come la divertente immagine della casa in mezzo alla strada (nella foto) di Luo Baogen nello Zhejiang che è stata distrutta dopo anni di tenace resistenza la situazione alla fine è cambiata più di tanto. Lo sgombero indiscriminato continua...

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