martedì 22 ottobre 2013

Italia - Ustica, trent'anni d'inganno

Per la Cassazione non ci sono dubbi: le indagini sulla strage di Ustica del 27 giugno 1980 in cui persero la vita 81 persone hanno subito un vero e proprio depistaggio. E chiede un nuovo processo contro il ministero della Difesa e dei Trasporti per accertare definitivamente chi siano i veri responsabili di uno dei più grandi misteri del nostro Paese.



La sentenza conclude una causa intentata dai familiari di Aldo Davanzali, il proprietario della compagnia Itavia della quale faceva parte il Douglas DC-9 che mentre stava arrivando da Bologna a Palermo alle ore 20.59 di quel fatale 28 giugno interruppe improvvisamente le comunicazioni. Le ricerche lo avrebbero ritrovato soltanto la mattina seguente con i suoi resti e decine di cadaveri a galleggiare in mare.
Da allora si sono rincorse molte ipotesi sulle ragioni dell'accaduto: il lancio di un missile francese diretto in realtà contro un velivolo su cui viaggiava il leader libico Gheddafi oppure lo scontro con un aereo militare. Si fece però strada anche un'altra teoria, ovvero il cedimento strutturale dell'aeromobile che avrebbe dato il colpo di grazia alla già dissestata compagnia Itavia, segnando profondamente la salute dello stesso Davanzali per il quale i parenti hanno chiesto ripetutamente giustizia.
Con la sentenza di oggi - che segue quella di gennaio dove sempre la Cassazione aveva condannato lo Stato a risarcire i familiari delle vittime per non aver garantito "adeguate misure di sicurezza" al volo in questione - l'alta magistratura afferma senza mezzi termini che all'epoca dei fatti vennero diffuse "informazioni false" contro Ivavia che non solo legittimano la richiesta di risarcimento dei Davanzali, ma conferma ulteriormente la tesi che attribuisce la causa del disastro ad un missile. Adesso bisognerà capire chi, ma soprattutto come mai, ha voluto tenercelo nascosto per così tanto tempo...


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