mercoledì 16 ottobre 2013

Russia - La giustizia a caccia di attivisti

Mentre in Italia si discute di amnistia, ma soprattutto di eventuali beneficiari (leggi Silvio Berlusconi) in Russia le porte delle carceri continuano ad aprirsi per gli oppositori al potere. L'ultima riguarda anche un nostro connazionale, Cristian D'Alessandro attivista di Greenpeace a cui il tribunale di Murmansk (penisola di Kola) ) ha appena negato la libertà su cauzione.



Qual'è stata la colpa di D'Alessandro e degli altri ventinove accusati (ventisette attivisti e due giornalisti)? Un reato abbastanza grave come quello di pirateria per aver assaltato lo scorso 19 settembre la piattaforma Prirazlomnay. Ora si dà il caso che la suddetta nave sia di proprietà dell'onnipotente Gazprom colpevole secondo Greenpeace di distruggere l'Artico nella sua ricerca di nuovi giacimenti di petrolio e gas (nell'area sono stati stimati all'incirca cento miliardi di possibili profitti), ma che per il governo russo rappresenta un nervo molto sensibile tanto da fargli usare subito il guanto di ferro contro qualunque tipo di minaccia. Non a caso sulle teste dei trenta imputati pende adesso una pena che potrebbe arrivare fino a quindici anni di carcere. 
Oggi sempre parlando di giustizia russa si è concluso il processo in appello che vedeva implicato il noto blogger russo Alexei Navalny per appropriazione indebita. Navalny, che poco tempo fa si era candidato all'opposizione per le elezioni di sindaco a Mosca era stato accusato di aver rubato nel 2009 da una ditta di legname ben 16 milioni di rubli. I giudici con un verdetto pronunciato in appena tre ore senza l'ausilio di testimoni o perizie hanno confermato la condanna di primo grado a cinque anni di reclusione, ma con la condizionale e l'obbligo di risiedere a Mosca. 
La decisione che evita il carcere a Navalny - a meno che non si presenti a manifestazioni o attività politiche giudicate irregolari - potrebbe impedirgli di correre a future elezioni in quanto esiste una legge (contestata dalla Corte Costituzionale, ma i potenti un modo di escogitare un cavillo lo trovano sempre) che bandisce a vita dalla politica le persone che hanno ricevuto una condanna di questo tipo. "Tutto ciò che accade dipende da Putin" il rassegnato commento di Navalny poco prima di ascoltare la sentenza. 

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