venerdì 3 gennaio 2014

Cambogia - La protesta degli operai sottopagati finisce nel sangue

Quanto costa produrre per la Nike o H&M? Una miseria se le fabbriche sono in Cambogia, dove il comunismo ha fatto pace con il capitalismo a spese ovviamente dei lavoratori. Gli operai infatti nel tentativo di chiedere al governo uno stipendio più decente si sono ritrovati la polizia a spararglo addosso.




Gli scontri nella capitale Phnom Penh che hanno registrato finora quattro morti e almeno altri dieci feriti sono iniziati dallo scorso dicembre. I lavoratori chiedevano l'aumento del salario minimo che raggiunge a malapena gli ottanta dollari al mese, dodici in più di un altra preda delle multinazionali, ossia il Bangladesh che abbiamo imparato a conoscere per la tragedia del Rana Plaza.
Che siano sessanta o ottanta dollari, la cifra è sempre troppo poco per un tenore di vita decente. Il primo ministro Hun Sen aveva accordato ai manifestanti solo quindici dollari in più, una somma che non si avvicinava neppure lontanamente ai 160 dollari richiesti come livello minimo di retribuzione. 
Lo stallo è durato finché questa settimana il governo non ha iniziato ad usare la mano pesante, com'è avvenuto in una fabbrica di proprietà coreana che ha visto l'intervento di forze speciali armate di AK-47 e tubi di metallo. I manifestanti hanno iniziato allora ad aggredire la polizia con bastoni, pietre e molotov, vedendosi rispondere oggi direttamente con una raffica di fuoco. 
La Cambogia come altri paesi del sud-est asiatico è diventata il nuovo paradiso della delocalizzazione, grazie soprattutto ad una manodopera molto più a buon mercato persino del gigante cinese. 
Il basso costo ovviamente è pagato a prezzo di diritti spesso inesistenti, come dimostrano anche i fatti di questi giorni e anche gli indici di sviluppo molto in fondo alle classifiche mondiali. Gli unici a non avere problemi sono forse i dirigenti come Hun Sen (al potere dal 1985, anche se alle ultime discusse elezioni ha rischiato parecchio) che a parole si dicono comunisti, ma nei fatti spremono i lavoratori per godere tutti i benefici della recente apertura al mercato. 

P.S.
Stando quanto trapelato da alcuni documenti riservati britannici, anche l'ex Lady di Ferro Margaret Thatcher aveva pensato di usare l'esercito come extrema ratio per reprimere lo sciopero dei minatori nel 1984. Uno scenario per la vicinanza del contesto, ma anche temporale, veramente agghiacciante...

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