La condanna segue un'indagine fatta dalla stessa Sinopec che ha ammesso la propria responsabilità nell'incidente, poiché non ha preso alcuna misura necessaria a tutelare la sicurezza degli impianti. A causare l'esplosione è stata una fatale combinazione di cattiva manutenzione ed errore umano. Le tubature erano infatti talmente corrose da aver aperto una perdita di petrolio che gli operai si sono poi affrettati a riparare. Ma nel rompere lo strato protettivo dell'oleodotto si sono prodotte delle scintille che entrando in contatto con i gas che fuoriuscivano dall'interno hanno scatenato una tremenda esplosione.
La sciagura di Qingdao ha portato all'arresto di quindici persone tra impiegati Sinopec e funzionari locali. L'azienda che è la quinta al mondo per fatturato e ha attività soprattuto in Africa, con paesi come Sudan, Angola, Etiopia e Gabon, non è nuova ad episodi di questo tipo. Già nel 2010 un'esplosione in una fabbrica chimica abbandonata vicino Nanjing aveva ucciso una dozzina di persone. Inoltre fa molto discutere per i suoi standard ambientali, venendo spesso accusata d'inquinare le acque circostanti o di non prestare la dovuta attenzione ai terreni che sono interessati dalle sue operazioni di prospezione.
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