Il paese è però famoso anche per i furti informatici come quello avvenuto nel 2011 ai danni di 35 milioni di account del social network Cyworld oppure il furto l'anno successivo di quasi 9 milioni di utenti del servizio telefonico KT Mobile. Bazzecole al confronto di quanto è successo in Corea del Sud, dove un uomo è riuscito da solo a sottrarre i dati sensibili delle carte di credito di metà della popolazione.
L'episodio è scoppiato quando la polizia ha arrestato un collaboratore della compagnia finanziaria Korea Credit Bureau (KBC), accusato di aver copiato in una chiavetta USB i dati su nominativi, numeri e codici delle carte di credito di venti milioni di sudcoreani. Ciò sarebbe stato possibile grazie al fatto che la KBC gode di un'accesso privilegiato ai database delle tre principali aziende del settore (Lotte Card, KB Kookmin Card e NH Nonghyup Card). Il dipendente si sarebbe dunque limitato a sfruttare questa corsia preferenziale senza incontrare alcuna resistenza, anche perché non esisteva alcun sistema di criptaggio dati.
L'imputato avrebbe poi cercato di capitalizzare il furto vendendo i dati delle carte ad alcune società di marketing, provocando così l'arresto di diversi manager coinvolti nella faccenda. I direttori delle aziende colpite dal furto hanno nel frattempo presentato delle pubbliche scuse ai loro clienti, promettendogli di coprire ogni eventuale perdita e di impegnarsi per rendere le informazioni immediatamente più sicure. Una figuraccia a dir poco colossale.
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