Allora i due rivali si vennero incontro, ma ciò non bastò comunque a risollevare un rapporto che è rimasto incrinato per oltre trent'anni. Riusciranno Obama e Rohani ad esorcizzare il fantasma di quanto seguì quest'anniversario?
Gli impegni presi lo scorso novembre agli incontri di Ginevra tra Stati Uniti, Russia, Cina, Unione Europea e Iran prevedono che quest'ultimo riduca la percentuale di arricchimento dell'uranio, cosa che starebbe già avvenendo nelle centrali più importanti del paese come a Natanz. Qui con l'ausilio del personale AIEA sono state scollegate le turbine che al momento arricchiscono l'uranio al 20% (per fare la temuta bomba atomica bisogna arrivare almeno all'80%), mentre il materiale già trattato sarebbe entrato a sua volta in fase di smaltimento.
In cambio l'Ue avrebbe iniziato da oggi a rimuovere le sanzioni che sono in vigore dal 2006. Questo consentirebbe a Teheran di riprendere ad esportare prodotti petrolchimici - per il greggio invece non cambia nulla - di commerciare oro e di avere man mano accesso a più di 4 miliardi di dollari che rimangono congelati in conti esteri. Questo darebbe una boccata d'ossigeno ad un economia che a dispetto del suo grandissimo potenziale è stata ridotta in affanno a causa dell'isolamento internazionale.
Gli Stati Uniti da parte loro si mostrano più cauti, vincolando la fine delle sanzioni più importanti a una completa ridefinizione del programma nucleare iraniano. Un argomento di cui forse si tornerà a discutere alla fine di questo "semestre di prova", sempre che nel frattempo non sopraggiungano altre complicazioni.
Da un lato bisognerà vedere se l'opinione pubblica iraniana - il giornale conservatore Vatan-Emrouz ha definito l'accordo un 'Olocausto nucleare' - avrà la pazienza di sopportare a lungo la messa in discussione di un progresso tecnologico che viene considerato un motivo d'orgoglio nazionale. E in America le cose non sono più promettenti. A breve infatti il Congresso americano dovrà approvare o meno un nuovo pacchetto di sanzioni contro cui Obama si sta battendo tenacemente, sebbene con esisti tutt'altro che certi. L'arrivo di nuove restrizioni suonerebbe a Teheran molto paradossale rispetto agli impegni presi recentemente, mettendo a repentaglio i pochi passi fatti finora.
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