Gli scontri ad Antunez sono un campanello d'allarme per la sicurezza dei territori messicani coinvolti nel narcotraffico. La debolezza/collusione delle istituzioni in questi Stati - situati prevalentemente nel Nord del paese - è stata compensata nell'ultimo anno dalla nascita di gruppi di vigilantes locali che facendosi giustizia da sé hanno però contribuito ad esasperare la situazione a nuovi livelli.
La scorsa domenica ad esempio un centinaio di questi sceriffi improvvisati sono montati sui loro pickup con mitragliatrice in spalla per riconquistare la piccola cittadina di Nueva Italia, in mano ai famigerati Cavalieri Templari. Questi ultimi, un cartello emergente divenuto presto uno dei più potenti della zona dominando il commercio di metanfetamina verso gli Stati Uniti, hanno però accusato i vigilantes di essere in realtà al servizio di uno dei loro principali rivali, il cartello Nueva Generacion dello Stato adiacente di Jalisco. Quale sia la verità sta di fatto che dopo la campagna di Nueva Italia, i villaggi non hanno ritrovato affatto la pace e anzi sono scoppiate delle scaramucce tra i vigilantes e i residenti.
Dopo aver osservato quasi in silenzio gli eventi, il governo è finalmente tornato in scena lunedì con il ministro degli Interni Osorio Chong che ha chiesto alle milizie di consegnare le armi o unirsi alla polizia. Ma parecchi tra i vigilantes si rifiutano di obbedire ad un ordine che secondo loro è venuto da chi non è stato capace di "arrestare un singolo leader dei Cavalieri Templari", i quali dopo l'eventuale disarmo delle milizie "verrebbero immediatamente ad ucciderli". E c'è chi al grido di "Saremo qui fino alla morte" non ha appunto esistito a difendere questo ruolo combattendo contro lo stesso esercito ad Antunez.
La cosiddetta guerra al narcotraffico, iniziata nel 2006 dall'ex presidente Felipe Calderon, vede coinvolti almeno sette grandi cartelli criminali, di cui i più grandi sono Las Zetas (Costa occidentale) e Sinaloa (Messico centrale). I cartelli oltre a lottare contro esercito e polizia si fanno la guerra tra loro, trasformando Stati come Chihuahua, Tamaulipas e Microachan in un vero e proprio inferno. Del resto anche i numeri non hanno nulla da invidiare ad un conflitto convenzionale: centomila combattenti per ogni parte e altrettante le vittime tra caduti e omicidi negli ultimi otto anni.
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