Vucic, appartenente al Partito Progressista (SNS) che è la prima forza politica del paese, avrebbe giocato la carta delle elezioni per sbarazzarsi o comunque ridimensionare gli alleati di governo socialisti (SPS) guidati da Ivica Dacic, il quale ricopre attualmente la carica di primo ministro.
Con i sondaggi che danno l'SNS ad almeno il 40% dei consensi, Vucic spera che il voto anticipato gli permetta di mettere in piedi un esecutivo molto più forte e autonomo. Questo gli serve anche per varare quelle misure di austerity che il processo di adesione Ue e le difficoltà dell'economia serba (il rapporto deficit/PIL ha raggiunto ormai il 7% e la disoccupazione supera il 20%) rendono sempre più pressanti.
A dare l'annuncio del voto anticipato alla popolazione è stato il presidente Tomislav Nikolic, compagno di partito di Vucic di cui rappresenta la corrente più conservatrice, ossia quella legata ai vecchi ambienti ultra nazionalisti che tanto per capire si richiamano a figure come Vojslav Seselj, al momento detenuto all'Aja per accuse che includono lo sterminio a sfondo razziale in Croazia e Bosnia. E qui entra l'altro fronte che sta combattendo il vice premier, visto che Nikolic inizialmente aveva escluso l'eventualità del voto anticipato, definendola una "stupidaggine" ma temendo probabilmente dentro di sé che questo sviluppo possa rafforzare Vucic nel gioco delle fazioni interne al SNS.
I tempi stretti (si voterà a metà marzo) contribuiscono a caratterizzare ulteriormente questo voto da 'resa dei conti'. Le prossime settimane diranno se il tatticismo di Vucic avrà ben pagato.
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