giovedì 30 gennaio 2014

Israele - La guerra delle bollicine

Nella macchina macinasoldi conosciuta come Super Bowl, la finale del campionato di football americano, le star della televisione o di Hollywood non potrebbero trovare occasione migliore per mettersi in mostra con i famosi spot dell'evento. Eppure lo spot che l'attrice Scarlett Johansson ha registrato per la 48sima edizione, che si terrà al MetLife Stadiun del New Jersey il prossimo 2 febbraio, ha innescato una polemica che ha tirato in ballo paesi lontani migliaia di chilometri dall'evento.


Per molti la vicenda potrebbe evocare il classico dilemma del dover scegliere tra gli affari e i diritti, che in questo come in molti altri casi vede di solito prevalere i primi. La stella di New York si è vista infatti gettare suo malgrado nel bel mezzo di uno scontro tra l'ONG britannica Oxfam e il produttore israeliano di macchine per gasare l'acqua SodaStream. Il pomo della discordia è stato il fatto che la Johansson, che ricopre da anni il ruolo di ambasciatrice Oxfam, ha accettato di girare per il Super Bowl uno spot della macchina SodaStream, un'azienda che viene osteggiata proprio da Oxfam per il fatto che possiede una fabbrica nelle colonie israeliane in Cisgiordania. 
Ora, tra gli impegni della Oxfam, che si batte contro la fame nel mondo e lo sviluppo sostenibile, rientra anche il divieto di commerciare con gli insediamenti coloni in Cisgiordania che l'associazione in linea con il diritto internazionale li considera illegali. Perciò la Oxfam, una volta venuta a sapere del contratto tra la Johansson e la SodaStream, ha iniziato a contestare all'attrice la compatibilità tra il suo nuovo ruolo di sponsor e quello di ambasciatrice nella ONG. 
La discussione è andata avanti per giorni con la Johansson che difendeva la SodaStream come un'azienda favorevole al processo di pace israelo-palestinese, mentre la Oxfam non sembrava per nulla disposta a lasciar correre. E arriviamo ad oggi con il divorzio consensuale tra i due litiganti, che si lasciano con gli immancabili ringraziamenti per un collaborazione che è durata comunque otto anni. 
Il bello di tutta questa storia è che lo spot incriminato non andrà neppure in onda, sebbene apparentemente per motivi che non c'entrano nulla con questa storia. Gi organizzatori del Super Bowl hanno eliminato lo spot per una frase che ritengono sia troppo offensiva nei confronti dei maggiori competitor della SodaStream come Coca Cola e Pepsi. Che sia per la Cisgiordania o la concorrenza sleale poco male per l'azienda, visto che nello show business vale sempre la regola "se ne parli male, purché se ne parli". 

Foto Peter Yang


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