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L'esclusione di Teheran da Ginevra-2 è paradossale per una serie di motivi. Il primo è che questa esclusione va in controtendenza rispetto al clima di distensione generale inaugurato con gli accordi dell'altra Ginevra, ossia la ridefinizione del programma nucleare iraniano in cambio di una riduzione delle sanzioni internazionali. In parole povere da una parte vi ridiamo importanza, ma per altre cose è ancora meglio lasciarvi fuori.
Un altro fatto non trascurabile è la spinosa rivalità tra sunniti e sciiti nell'area che sta provocando disastri non solo in Siria, ma anche in Libano e per ultimo l'Iraq. Ora due dei principali protagonisti di questa guerriglia fratricida sono i gruppi fondamentalisti come le milizie jihadiste che si richiamano ad al-Qaeda e Hizbullah. Mentre le origini dei primi vengono da paesi come l'Arabia Saudita, presente a Montreaux assieme al resto dei membri della Lega Araba, per quanto riguarda il secondo uno dei suoi maggiori sponsor è proprio l'Iran, il quale è anche il principale alleato di Assad. Ora siccome l'intervento di Hizbullah al fianco del presidente siriano ha indubbiamente bilanciato gli equilibri in campo, che senso ha non coinvolgere nei colloqui di pace il governo che può forse esercitare la maggiore influenza su entrambi?
L'impressione è che così com'è impostato quest'incontro sia destinato a produrre solo tante dichiarazioni d'intenti senza cambiare le cose di una virgola. Del resto il governo siriano non si dimostra molto accomodante con Assad, il quale non esclude una sua ricandidatura andando decisamente contro gli Stati Uniti, che per bocca del segretario di Stato Kerry non lo vogliono più vedere in sella. E il ministro degli Esteri siriano Walid Muallem ha rincarato la dose zittendo lo stesso Ban Ki-moon per lanciarsi in una lunga invettiva contro la comunità internazionale e in particolare contro quelli che hanno "il sangue siriano sulle loro mani".
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